Dopo l’esperienza vissuta lo scorso anno accanto a Daniele Centofanti alla guida dei Giovanissimi del Sambuceto Calcio, quest’anno è diventato il “titolare” della panchina degli Allievi viola.
Il molisano Enrico Mazzocco si è subito calato con grande dedizione nel nuovo ruolo affidatogli dalla società, tanto da “ripercorrere” brevemente le tappe del suo arrivo, riservando elogi e ringraziamenti particolari a chi, in passato e nel presente, si trova al suo fianco: «In estate, con mio stupore, mi è stato affidato il compito di guidare la squadra degli Allievi, con i quali ho iniziato a lavorare dal 25 agosto. Al mio fianco opera il preparatore atletico Giancarlo Farrace e colui che considero il “padre di tutti i mister”, Antonio Lancioni. Il mio ringraziamento è per le segretarie per la loro disponibilità e per il presidente Crisci che con la sua passione, la serietà e il sacrificio anche economico, mi ha consentito di vivere questa esperienza. Poi mi preme dire il mio grazie al team manager Paolucci che mi ha permesso di entrare a far parte di questa splendida realtà, e al responsabile dell’area tecnica, Daniele Centofanti, al quale mi lega un rapporto di amicizia anche al di là del calcio».
Come un vero e proprio “fiume in piena”, il nuovo mister degli Allievi, isernino con un passato da calciatore nei campionati dilettanti tra Molise, Piemonte e Abruzzo, è pronto anche a presentare il suo gruppo di giovani viola senza sottrarsi a tesserne le lodi e ad elencarne i pregi, ma anche sottolineandone i punti “da rivedere”: «Uno dei punti di forza dei miei ragazzi è sicuramente rappresentato dal gruppo “storico” dello scorso anno, uno zoccolo duro di Giovanissimi diventati Allievi, e che hanno contribuito a cementare tutto il gruppo anche dei nuovi. Oltre a ciò, la squadra ha tanta qualità, gioca un buon calcio e mostra margini di crescita giorno dopo giorno. Se devo invece indicare un punto “debole”, potrei dire quello del carattere. L’aspetto caratteriale deve crescere, anche se ci sta tranquillamente per ragazzi così giovani; è una situazione anche fisiologica alla loro età quindi non sono poi così preoccupato».
Amante del 4-3-3, e seguace della filosofia calcistica di Pep Guardiola, mister Mazzocco svela anche una delle sue prerogative durante gli allenamenti: «Per quanto riguarda gli allenamenti, mi piace far lavorare i ragazzi molto con il pallone. Prediligo quindi le esercitazioni fatte con la sfera, e un altro aspetto che cerco di inculcare nei miei ragazzi è quello del “coraggio”. A livello di mentalità, cerco di trasmettere al gruppo il coraggio di “provarci”».
E proprio sul concetto di “provarci”, l’allenatore degli Allievi delinea anche quali possono essere gli obiettivi in generale per i suoi e per il campionato appena iniziato: «Il primo degli obiettivi è quello di far crescere i ragazzi in un ambiente sano, e se possibile di proiettarli su palcoscenici di livello superiore, anche grazie alla recente affiliazione con il Carpi calcio. Per il campionato ci proviamo a disputarne uno di vertice; non siamo però partiti al top, anche se sono fiducioso sulle potenzialità dei miei. Alla fine vincerà come sempre una sola squadra, ma la mia squadra può giocarsela».
Infine, risultano eloquenti le parole di mister Enrico Mazzocco sul proprio ruolo e su quali siano le “spie” che permettono di capire se il lavoro svolto stia procedendo nella giusta direzione: «In questa realtà giovanile il ruolo è quello di un istruttore-allenatore. C’è quindi una grandissima responsabilità, perché i ragazzi ti vedono come un “esempio”. Il mio compito in questo caso è quello di far formare e poi cementare il gruppo. Al di là delle semplici “nozioni” a livello calcistico, provo a spingere i miei ragazzi a organizzarsi. L’organizzazione autonoma del loro lavoro e dei loro impegni, a partire da un gioco come quello del calcio credo sia fondamentale. E qui entra in campo anche il lavoro “di squadra”. Vedere tutti i 27 ragazzi presenti in ogni allenamento durante la settimana è certamente un buon segno. Mi spiego: loro sono ben 27, e la domenica per le partite sono obbligato a convocarne solamente 18, escludendo il resto; nonostante ciò, sono tutti quanti motivati, nessuno è titolare e allo stesso tempo nessuno abbandona, perché è cosciente del fatto che lavorando le porte sono sempre aperte. Ecco, in questo contesto una delle cose che mi riempie d’orgoglio è il fatto che lo scorso anno, con i Giovanissimi, siamo partiti in 26 e abbiamo concluso la stagione in 26: non c’è stato alcun “abbandono”, e questo è sicuramente un buon segno, perché tutti si sono sentiti importanti e parti di un progetto».