La sua esperienza nel mondo del calcio a cinque italiano è iniziata esattamente dieci anni fa, nell’estate del 2005, a Perugia. Oggi Paolo Aiello, il “Profao” che cura i muscoli dell’Acqua&Sapone Emmegross dal 2008 (quando il club era in serie B), a 36 anni sta per iniziare il suo decimo campionato ai vertici del futsal, ancora con i colori nerazzurri addosso. A due giorni dal raduno di Murilo e compagni, il professore originario di Catanzaro si racconta.
Quest’anno festeggi le dieci candeline da preparatore atletico nel mondo del futsal. Ci racconti com’è avvenuto il tuo colpo di fulmine con il calcio a cinque? Chi ti ha avvicinato a questo sport e come ti ha convinto a lasciare il dorato mondo del calcio?
«Effettivamente sarà il decimo di attività. Sembra ieri che mi preparavo ad affrontare la prima partita ufficiale, un Perugia-Nepi valida per la Supercoppa italiana. Era la stagione 2005/2006 e fu subito una vittoria. Il mio incontro con il mondo del futsal è stato casuale: all’epoca lavoravo per il settore giovanile del Perugia Calcio dei Gaucci, seguivo il calcio a cinque da spettatore al venerdì , ma senza neanche troppa enfasi. Alla fine di quella stagione, il team manager del Perugia C5, Fausto Maccarelli , era alla ricerca di una nuova figura da affiancare al nuovo allenatore che sarebbe arrivato, Fulvio Colini. Maccarelli aveva buoni rapporti con lo storico preparatore atletico del Perugia, professor Protani, che per me è stato un mentore , quindi il passo è stato semplice. Da allora il mio impegno in questo sport è diventato il lavoro della mia vita».
In questi dieci anni com’è cambiato il calcio a cinque italiano?
«La mia sensazione è che, nonostante ci sia stato un passo in avanti sotto molti punti di vista, tecnico, tattico, metodologico, il futsal odierno non riesca a spiccare il volo e decollare come disciplina. Questo, nonostante gli anni d’esperienza e una Nazionale Campione d’Europa, credo sia evidente. Non sto qui a giudicare le differenze tra il livello del 2005 e quello odierno: il calcio a cinque era e resta una disciplina stupenda, con tutti i suoi interpreti».
I metodi di allenamento in serie A si sono evoluti: in che modo e in cosa in particolare?
«Credo che le metodologie si siano evolute un po’ come nel calcio. C’è chi reputa tali evoluzioni corrette e ha voglia di affrontare nuove sfide e percorsi e chi ha paura e quindi evita nuove strade da percorrere per restare legato a vecchi sentieri che comunque rappresentano una sorta di cammino sicuro. Io ho sposato da diversi anni una nuova visione metodologica che vede il giocatore in totale simbiosi con la disciplina che svolge: cerco di focalizzare tutto il lavoro all’interno di contesti funzionali, tattici e tecnici, di comune accordo con l’allenatore. Per questo credo che la comune definizione di “preparatore atletico” non mi si addica totalmente, o almeno non rispecchia quello che è il mio ruolo all’interno di uno staff tecnico».
L’Acqua&Sapone è ormai la tua casa: i tre momenti più emozionanti della tua carriera in nerazzurro?
«Sono legato a questa società e alla famiglia Barbarossa dal 2008. Le due promozioni, in serie A2 e in serie A, e il double del 2014 con la vittoria di Coppa Italia e Supercoppa italiana, rappresentano i momenti più intensi. Naturalmente spero di viverne tanti altri…».
Inizia la nuova stagione, da lunedì si suda. Che programma hai stilato per i giocatori? Ci saranno particolari novità nella tua preparazione? Quali?
«Noi non svolgiamo una preparazione atletica, o almeno non ci piace definirla tale. Ci caliamo sin dalle prime sedute in allenamenti orientati allo sviluppo delle qualità tecniche e tattiche, collettive e individuali dei giocatori, lavorando su dei principi e sottoprincipi che uniscano anche aspetti metabolici. Evitiamo le classiche sedute di sola corsa o di sola palestra tipiche di questi periodi, ma cerchiamo di preparare il giocatore abituandolo a lavorare e pensare e contemporaneamente ricevere stimoli tipici dell’impegno competitivo».
La serie A 2015/2016 prevede di nuovo il turno di riposo e parecchie soste. Come si dovrà lavorare per arrivare al top fino a fine stagione tra tanti ostacoli?
«Come in tutti gli obbiettivi che ci si prefissa , le strade possono essere tante, ma credo che l’impegno, la dedizione e la consapevolezza dei propri mezzi siano gli strumenti più efficienti per raggiungerli. Noi lavoreremo sempre, giorno dopo giorno, cercando di aver bene impressi questi valori. Alla fine della stagione si trarranno le valutazioni, consapevoli che non bisognerà solo essere al top fisicamente per vincere qualcosa, ma ci vorranno come sempre tante componenti…».