Associazione Darash, il Teatro dello Spirito

L’associazione Darash Teatro, fondata dal terziario francescano, organizzatore e sceneggiatore Davide Ciliento, svolge un’intensa attività di evangelizzazione attraverso la recitazione, per portare un messaggio di pace e di speranza alle persone.

Davide Ciliento, com’è nata l’idea di creare questa associazione?

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«L’idea nasce da me che sono il fondatore dell’associazione Darash Teatro, dopo aver letto un libro sulla vita e le opere del francescano San Bernardino da Siena nel mese di maggio del 2004. Non dimentichiamo che San Bernardino da Siena fu un grande poeta legato alla Madre Celeste. Più che un’idea la ritengo un’ ispirazione che viene dall’alto, da Maria. L’associazione si costituisce con un piccolo gruppo di 3 persone il 7 Maggio 2004 e nasce come opera di evangelizzazione attraverso il teatro, il canale della cultura. L’obiettivo principale è quello di  portare, mediante la recitazione, un messaggio di pace e di speranza. Con tante difficoltà, gioie e soddisfazioni proseguiamo l’opera di evangelizzazione, sempre con la speranza che le cose di Dio hanno bisogno di tempo, non nella logica del mondo “del tutto e subito”. Mi colpì anche una lettura che feci in quell’anno di Don Luigi Sturzo,  fondatore del partito popolare italiano e  maestro della Dottrina Sociale della Chiesa. Dice Don Luigi Sturzo (riferendosi alla mistica di Santa Teresa d’Avila) che chi ha un rapporto-relazione-comunione con Dio lo dimostra anche nell’ambito artistico: “La Santità e l’Arte sono due facce della stessa medaglia”».

Di che cosa si occupa l’associazione?

«L’associazione oltre all’evangelizzazione attraverso il teatro si occupa della forza performativa del multimediale che ha una valenza educativa per quel che concerne il potere delle immagini, dei gesti e delle parole. Cerchiamo di approfondire il concetto etico delle immagini, dello spettacolo e della performance positiva e negativa stando attenti  al discernimento della performance. Cosa significa performance? Spesso ascoltiamo questo termine inglese. Performance significa “adempimento”. Il significato della parola adempiere in latino è “adimplere” che significa riempire, riempimento. Pensiamo a ciò di cui veniamo riempiti quotidianamente ovvero dagli spettacoli e dalla televisione, dalle immagini sul web, dai social network ecc. Questo noi cristiani  dobbiamo chiedercelo, dobbiamo far discernimento della performance positiva e di quella negativa, che ha un grande potere sulle coscienze, sulla volontà e sull’intelligenza dell’uomo».

Che cos’è il teatro multimediale?
«Per noi il teatro multimediale non è solamente inteso come il far uso della multimedialità, ma ha un compito e un obiettivo più specifico, che è appunto quello della performance, di una performance positiva. A questa bella e intelligente domanda la risposta non la do io ma ce la dà Sant’Agostino.
Per lui i cristiani devono entrare in uno sguardo responsabile. La posizione che il cristiano assume verso le immagini e gli spettacoli è, dunque, parte agentis e mai parte spectantis: di fronte alla verità, egli non è spettatore ma testimone (martire) ed è tenuto a dare una risposta attiva. Infatti guardando una cosa o una situazione, l’uomo ne partecipa, ne è coinvolto e dunque agisce su quella cosa o situazione: lo sguardo diviene un’azione al pari di altre e risponde a ciò che vede. E’ questa dimensione performativa dello sguardo a escludere radicalmente la logica spettacolare e a costituire il nucleo della rivoluzione culturale operata dal cristianesimo. Per agire, uno sguardo deve essere disciplinato: bisogna saper guardare. Anzi, Agostino pone addirittura in rapporto lo sguardo con la dimensione ontologica (sull’essere) dello spettacolo. Noi siamo e diveniamo ciò che guardiamo. Il problema della qualità dello sguardo, allora, diviene generale e non riguarda più solo gli spettacoli in senso stretto, ma tutta la vita dell’uomo: la vanitas non è delle cose materiali, ma è l’esito della vanificazione compiuta dai vanitantes, cioè da coloro che si comportano da spettatori della vita. Che cos’è che annulla la vanitas? La relazione, ossia l’ordine della charitas».

Come trasmettere al pubblico la propria fede attraverso la recitazione?

«Anche questa è una domanda complessa ma intelligente. Non vogliamo assolutamente trasmettere al pubblico la nostra fede, perché la fede come ben sai è un dono. Il nostro è un teatro del bene comune. Cosa voglio dire per teatro del bene comune? Il teatro del bene comune si fonda prima di tutto sull’incontro fisico, uno spettacolo che si fa carne: attori – spettatori. I teatri del sacro rispondono ad una specifica vocazione, cioè il principale protagonista non è l’attore, ma lo spettatore. Il teatro del sacro è un teatro e spettacolo etico. I teatri del sacro tendono a convertire rispetto a una certa produzione mediocre degli spettacoli e del cinema che nella maggior parte dei casi tendono a divertire a tutti i costi, spesso cadono nell’immoralità e nella banalità. Il teatro del sacro è spettacolo che tocca i cuori, che mira a convertire. Un altro aspetto fondamentale è che il teatro del sacro sia necessario per la comunità cristiana e per le sale della comunità ecclesiale. Credo che sia necessario che la comunità cristiana susciti vocazioni nei diversi ambiti di impegno laicale, tra questi anche nel lavoro, nella cultura, nell’arte, nella politica e nella formazione. Pensiamo ad un grande profeta dei nostri giorni, Don Bosco. San Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani, educava i giovani laici a queste vocazioni. Così, nella comunità ecclesiale, come si è attenti e si chiama all’impegno affinché ci siano catechisti, animatori liturgici ed operatori della carità, allo stesso modo si dovrebbe avere cura e attenzione nel suscitare vocazioni nell’impegno politico con laboratori di socio-politica, con l’ausilio della Dottrina Sociale della Chiesa, con laboratori di corsi di formazione professionale per avviare i giovani al lavoro nonchè laboratori culturali (cinema, musica, cultura, arte etc…) nell’ambito dell’animazione teatrale con laboratori teatrali».

Cos’è per te la Divina Provvidenza?

«Anche questa è una domanda difficile da comprendere e da vivere. Leggendo la vita di alcuni santi credo che la provvidenza divina abbia a che fare con la nostra vita spirituale e morale. Direi che è collegata a 3 aspetti: il primo, riguarda la coerenza e l’impegno che mettiamo per vivere la comunione con il Signore, quel farsi piccoli davanti a Dio; il secondo aspetto riguarda la santità, essere uomini e donne spirituali ed il terzo aspetto riguarda l’azione, l’impegno. Oggi ci troviamo di fronte più ad una crisi morale e spirituale. La crisi economica o materiale penso sia un sintomo di una crisi di fede e di valori. Se noi cristiani abbiamo la grazia di vivere questi tre aspetti il Signore provvederà alle nostre esigenze spirituali e materiali. Quel chiedi e ti sarà dato che troviamo nel Vangelo comporta fondamentalmente una coerenza di vita e una morale cristiana».

PescaraPost

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