Si può scherzare sul Covid-19 e sull’esperienza del lockdown? Evidentemente no. Si può giudicare un film non ancora uscito nelle sale e che nessuno ha visto? A quanto pare sì. Questo più o meno il sunto delle reazioni che si sono scatenate sui social all’annuncio dell’uscita del film Lockdown all’Italiana di Enrico Vanzina.
Il fatto che il film sia l’ultimo lavoro del più prolifico autore di commedie all’italiana e cine panettoni ha esasperato le polemiche. Siamo in un’Italia social che evidentemente non è ancora pronta a scherzare sul lockdown.
I motivi non sono difficili da comprendere. Si tratta di un’esperienza recente, ancora bruciante, che per moltissime persone è stata dolorosa. Gli effetti del lockdown sono ancora presenti nelle vite di chi ha perso un proprio caro, o il lavoro. Molto più che una strana parentesi di clausura.
I social contro Vanzina
Il lockdown è uno spauracchio ancora presente, non una cosa già archiviata. Aleggia sul nostro futuro prossimo ogni giorno di più. Sono sempre più numerose le notizie di nuovi lockdown in altre nazioni, le scuole appena aperte chiudono. Assistiamo alla proiezione nella realtà di un film che abbiamo appena visto. Proprio ieri sono state annunciate nuove restrizioni in Italia.
Prenderla sul ridere appare fuori luogo. Ciononostante le reazioni all’annuncio dell’uscita del film prodotto da Dean Film e New International, sono apparse eccessive, forse a causa delle prime immagini promosse.
Nell’occhio del ciclone social la locandina che, bisogna ammetterlo, non aiuta i sentimenti di simpatia verso il film. Un’immagine abbastanza trash da commedia all’italiana caciarona. La bella di turno, Martina Stella, con Ezio Greggio, Ricky Memphis e Paola Minaccioni in pose da commedia degli equivoci.
E il tricolore nel titolo, a sottolinearlo in maniera didascalica. Quel tricolore che nel corso del lockdown ha acquisito per molti una nuova sacralità. Un significato identitario e di unità per la nazione che non aveva da tempo.
Ironia o cattivo gusto?
Il web non perdona e se lo istighi allora ecco una valanga di commenti negativi. Tra le accuse rivolte a Vanzina quella di speculare su una tragedia, di non avere rispetto per i morti, o per il dolore delle persone.
Si può raccontare il dolore? Sì, ma con buon gusto, leggerezza, delicatezza, e quella locandina non trasmette la sensazione di rispetto questo tema merita.
Chi per difendere il film azzarda un paragone con La vita è bella di Benigni, non sceglie l’arma giusta. Paragonare un premio Oscar con una commedia sexy sul Covid, quanto il Covid è ancora un problema attuale e grave non distende gli animi.
Cosa racconta il film
Probabilmente con un altro titolo e una locandina diversa gli effetti del lancio sarebbero stati diversi. Ma se l’intento è che se ne parli, allora mission accomplished!
La trama del film tutto sommato lascerebbe anche spazio all’identificazione. Due coppie in procinto di lasciarsi, sono però bloccate dal lockdown sotto lo stesso tetto. Situazione che molti hanno vissuto nella realtà con convivenze forzate, spesso anche molto difficili e con conseguenze drammatiche.
Probabilmente non mancano i momenti di riflessione su un’esperienza che ciascuno di noi ha vissuto, e che suscita ancora esigenza di condivisione. Ma evidentemente i social sono stati presi da un’isteria che ha preso una piega moralista, instradandosi in una condanna senza appello.
Paura del futuro?
A scatenare la reazione dei social un ruolo centrale lo ha la paura. Il timore di rivivere un qualcosa di tragico, che è sempre dietro l’angolo. Rafforzato dai dati statistici dei contagi, dalle notizie dei TG.
In pochi mesi gli italiani hanno cambiato il loro modo di vivere. I più fortunati comprano sul web, lavorano ancora da casa, giocano senza deposito su Big Casino online anziché andare in una sala giochi. Hanno la mascherina sempre in tasca, non si abbracciano, non viaggiano all’estero.
E forse non sono ancora pronti a ridere di una cosa che sembra destinata a restare per sempre, e a cambiare il nostro modo di essere nel profondo.
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