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Il Più Grande Pasticcere: 10 domande al pescarese Lorenzo Puca

Il reality televisivo Il Più Grande Pasticcere in onda su Rai 2 sta mettendo in mostra uno dei talenti “nostrani”, ossia Lorenzo Puca.
Il pasticcere pescarese si sta infatti mettendo in mostra al pubblico del piccolo schermo sia per le sue qualità con i dolci, che per la spiccata simpatia e spontaneità.

E, a soli 26 anni, Puca può vantare già un curriculum di tutto rispetto, culminato, proprio quest’anno, con il primo posto conquistato nel Campionato italiano di pasticceria e cioccolateria.
Ma chi è Lorenzo Puca quando le telecamere si spengono? Come ci è “finito” nel mondo dei dolci e del cooking talent show?
Conosciamolo meglio in dieci domande.

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1. Chi ti ha “introdotto” nel mondo della pasticceria e chi è stato il tuo “mentore”?
Beh a dirla tutta in pasticceria ci sono finito per caso, mi spiego meglio, ho iniziato a lavorare all’età di tredici anni come aiuto cuoco, volevo fare il cuoco all’inizio, poi pero, una sera d’estate, avevo 15 anni credo, tornando da lavoro una notte, ebbi un brutto incidente in motorino, che mi costrinse a stare fermo circa un anno e mezzo, quando potei di nuovo ricominciare a lavorare, andai a chiedere lavoro nella pasticceria sotto casa, e dopo qualche mese, capii che da grande volevo fare il pasticcere. Devo comunque molto a una persona a me cara, Moreno Rossoni, fu il mio primo professore di pasticceria, e fu l’unico a credere in me e a spingermi a fare esperienze lontano da casa, quando in molti mi davano per pazzo.

2. Il primo dolce con il quale ti sei cimentato che ricordi?
Credo che fossero bignè.

3. Qual è il maestro che temi di più?
Se mi chiedi quale temo di più, devo risponderti nessuno, questo non per presunzione, ma perché non bisogna temere una persona che ha passato la vita allo studio della materia, bisogna accettare i richiami e le critiche, perché sono sempre costruttivi, bisogna farne tesoro e capire i propri errori, parlerei quindi di rispetto e ammirazione. Mettendola in questi termini allora, non posso far altro che dirti Iginio Massari, con il quale ho avuto il piace di lavorare nella sua pasticceria Veneto di Brescia, devo principalmente a lui ciò che sono oggi.

4. Quando i giudici diventano severi a volte al limite anche dell’offesa, come ci si sente, e quali sono le capacità che bisogna avere per non “reagire male”?
Chiaramente ci sono giudici e professionisti più severi ed esigenti di altri, e quando tu gli presenti un lavoro dove hai messo anche l’anima, e loro ti distruggono a livello psicologico perché insoddisfatti del tuo operato, ti senti mortificato e con il morale a terra (almeno parlo per la mia persona, per come mi sento io). Sta a te poi capire e ammettere con spirito di autocritica positiva gli errori commessi, farne tesoro e assimilarne i contenuti per avere una crescita professionale.

5. Il più buon dolce tradizionale che identifica l’Abruzzo?
Il più conosciuto forse è il Parrozzo, tipico dolce da forno natalizio, a base di mandorle, ma il mio dolce preferito abruzzese è la pizza dolce teramana, molto più morbida e cremosa, si addice di più al mio carattere.

6. Il più buon dolce tradizionale che identifica Lorenzo?
Difficile qui scegliere un dolce in particolare, i dolci della tradizione italiana, sono tutti importanti ed eccellenti, se devo darti qualche nome, il babà, il tiramisù, e una bella crostata con crema pasticcera e frutta fresca.

7. Negli ultimi tempi c’è stato un vero e proprio boom di reality legati al mondo della cucina. Qual è secondo te il messaggio ultimo che può “passare”? C’è possibilità per tutti? Oppure che per arrivare in fondo ci deve essere comunque del talento, che non tutti quindi possiedono?
Sì negli ultimi anni c’è stato un gran boom di settore in televisione, credo comunque che possa essere un’arma a doppio taglio: da un lato, fortunatamente, viene messo in luce quello che secondo me e molti colleghi è il lavoro più bello del mondo, incrementando le richieste di lavoro, il lato economico del settore ristorativo e invogliando le nuove leve a intraprendere questo percorso; dall’altro lato, però, non viene bene messo in luce quanto difficile sia lavorare con gli alimenti, lo sforzo fisico e mentale di lavorare giorno e notte, nelle festività, e dei sacrifici e le rinunce che bisogna fare per imparare, e ci tengo a precisare che c’è sempre da imparare, non si è mai “arrivati”. Io personalmente non sono uno che crede nel talento, ma credo alla passione che uno ci mette, alla forza di volontà, allo studio, all’applicazione e alla tenacia: ecco questi per me sono gli “ingredienti” del successo.

8. In un reality la competizione è ovviamente uno degli aspetti fondamentali, ma c’è spazio anche per l’amicizia? Hai “legato” con qualcuno degli altri concorrenti?
Sì, la competizione è tanta, questo però non vuol dire essere scorretti e mettere i bastoni tra le ruote agli altri, può benissimo esserci amicizia nelle competizioni, rendono le sfide più corrette e piacevoli da vedere.
Beh diciamo che ho legato con tutti, quelli con cui però mi sono trovato meglio sono Giovanni, Kanaco, Mario e Sebastiano.

9. Dove e come ti vedi in futuro?
Non ho progetti per il futuro, vivo al massimo il presente in cui mi trovo, le porte si aprono quando meno te lo aspetti, e se sei una persona corretta e professionale le porte prima o poi si aprono. Per ora, per il futuro, mi auguro solo di essere felice.

10. Durante Il Più Grande Pasticcere hai messo in mostra grandi doti di spontaneità e simpatia. Sei così anche nella vita reale, o quello è solamente il Lorenzo versione “televisiva”?
(Ride, ndr) Sì quello in tv sono proprio io, anzi mi sono anche trattenuto un po’, data l’emozione delle telecamere. Sono sempre stato me stesso, dentro e fuori dalle camere, e chi mi conosce da sempre può confermare che “pirla” che sono.

Michele Pacella

Giornalista

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