Annalisa D’Incecco, reduce dall’esperienza ne Il Ristorante degli Chef, talent show di Rai 2 dedicato alla cucina, si racconta.
La concorrente pescarese si è distinta in tutto il percorso della prima edizione del programma con i giudici Andrea Berton, Philippe Lèveillè e Isabella Potì, conquistando ben 3 stelle su 4 a disposizione nelle puntate.
Per guardare la galleria di foto di Annalisa, clicca sull’immagine qui di seguito:
Un percorso brillante quello di Annalisa, che ha portato la concorrente in finale alla sfida con Valter, australiano ma di origini abruzzesi, per un “duello” praticamente “nostrano”.
A vincere è stato il 46enne di Sydney per 4 voti a 3 nell’ultimo giudizio (rivedi il video della puntata QUI), con la D’Incecco che può comunque dirsi soddisfatta per le qualità e capacità dimostrate durante il programma, certificate non soltanto dalle tre stelle conquistate, ma anche dai numerosi complimenti ricevuti dagli chef giudici.
Ma chi è Annalisa D’Incecco? E quali sono i suoi pregi e difetti in cucina e nella vita reale? A raccontarlo a PescaraPost è proprio la finalista pescarese della prima edizione de Il Ristorante degli Chef, in 14 domande:
1. Ti aspettavi di arrivare fino alla finale e al secondo posto?
Non inizialmente, ma forse perché quando partecipai ai casting, avevo già avuto esperienza con altri provini finiti male, quindi entrare nella selezione degli 80 era per me già un successo, figuriamoci immaginarmi in finale.
2. Tra tutti i piatti che hai preparato durante Il Ristorante degli Chef, a quale ti senti più legata o di quale sei più orgogliosa?
Il dessert della prima sfida in brigata, Il boschetto dei ricordi, perché era una ricetta di mia zia, leggermente modificata ma comunque sua, e per me è stato come riportarla da me per un attimo. I complimenti degli chef quindi, erano tutti dedicati a lei.
3. Al di là delle telecamere, tra i concorrenti de Il Ristorante degli Chef c’è stata più competizione o amicizia e stima reciproca?
In quel contesto io ho trattato tutti sempre con rispetto pur vivendola come una competizione, perché quello era in fondo. Non sono abituata nella vita a farmi spazio tra i cadaveri perché mi piace pensare alle strategie per andare avanti, piuttosto che per mettere in difficoltà gli altri. Amicizie si creano, ma quando i riflettori si spengono arriva sempre la prova del nove, che ti mostra chi ti è amico davvero e chi no.
4. Il tuo rapporto con i tre giudici del programma Andrea Berton, Philippe Léveillé e Isabella Potì, ci puoi dire come è stato e cosa hai imparato da ognuno di loro?
Con i giudici mi sono sempre rapportata positivamente, e loro con me: non mi sono mai permessa di controbattere a delle osservazioni perché credo che l’umiltà in questo mestiere sia fondamentale. Se uno chef professionista e stellato ti fa un appunto, incassi e ne fai tesoro anziché offenderti, stessa cosa vale per i complimenti. Parti da lì per migliorare e dimostrare che hai passione.
5. Con quale dei tre giudici ti piacerebbe lavorare?
Credo che con la Chef Potì potrei perfezionarmi molto nei dessert che amo preparare e mangiare, ma Chef Leveillé resta il mio sogno nel cuore.
6. Il concorrente più forte de Il Ristorante degli Chef?
Beh è giusto dire Valter, visto che si è conquistato la vittoria. E col senno di poi credo sia stata la finale più giusta.
7. E quello con il quale hai legato di più?
Nel programma ho legato con Laura, mentre con Francesca il rapporto è nato alla fine di questa esperienza, fuori dagli studi, ma sono certa che se fosse rimasta più tempo sarebbe stata una meravigliosa compagna di avventura, perché siamo molto simili.
8. Ci sono differenze tra il “personaggio” Annalisa visto in tv e la “persona” Annalisa di tutti i giorni?
In realtà credo di non essere mai stata un personaggio. Io sono nella vita la stessa Annalisa che avete visto lì, in cucina, in brigata e nei confessionali. Ho dimenticato la presenza delle telecamere da subito e questo mi ha permesso di uscire come sono nella quotidianità, di essere spontanea, coi miei pregi e difetti, con le mie espressioni che qualcuno ha simpaticamente definito “da manga”. Sono felice che fuori il pubblico abbia apprezzato la mia semplicità.
9. Qual è il piatto del quale l’Abruzzo dovrebbe andare orgoglioso e perché?
Credo che la tradizione culinaria abruzzese sia ancora poco conosciuta fuori regione: tutti decantano gli arrosticini di pecora ma la nostra cucina è molto di più. Cif e ciaf per molti potrebbe essere una filastrocca, per gli abruzzesi è una istituzione. E anche i dolci non hanno nulla da invidiare all’alta pasticceria: cagionetti, Parrozzo, bocconotti, potrei fare una lista immensa!
10. Avendo avuto l’opportunità di visitare diverse parti del mondo, come l’Oriente, qual è il piatto del quale ti sei innamorata?
Avendo potuto mangiare cibi anche rari e sconosciuti, non saprei sceglierne uno. Di sicuro i miei viaggi mi hanno permesso di conoscere ingredienti poco noti e magari nemmeno reperibili in Italia e le spezie in generale non mancheranno mai nella mia cucina.
11. Quali sono i pregi e i difetti di Annalisa nella vita e in cucina?
Nella vita sono una persona disordinata e impulsiva, ma in cucina questi due difetti ho cercato di metterli sempre da parte, perché fanno solo danni. Un mio pregio credo sia la capacità di empatia: cerco sempre di pormi positivamente nello stato emotivo di chi ho di fronte, anche se non è facile ricevere altrettanto.
Ai fornelli sono creativa e puntigliosa: quando qualcosa non esce come desidero, sono capace di rifare tutto daccapo. Non amo le cose arronzate e fatte alla buona, in cucina e nella vita, sono molto esigente.
12. Ora quali sono i tuoi programmi? Cosa farai?
In questo momento mi sto dedicando a studiare da sola, libri alla mano, perché io ho fatto studi completamente diversi (sono laureata in lingua cinese) e bisogna sempre conoscere le basi se si vuole progredire. Mi piacerebbe fare la “chef itinerante”, se esiste il termine nemmeno lo so! Qualsiasi opportunità che leghi cucina e viaggi: io ho un dna un po’ nomade, dopo un po’ la stessa terra sotto i piedi mi brucia. Sono veramente aperta a qualsiasi opportunità mi venga offerta. Un domani poi, il sogno resta quello di una “scuola ristorante”, dove la gente degusta direttamente ciò che impara a cucinare.
13. Quando sei lontana dall’Abruzzo qual è il piatto che ti manca di più della nostra regione?
Piuttosto giro la domanda al contrario: cosa mi manca dei cibi stranieri quando sono in Abruzzo. Frutti esotici e un piatto che mi manca da morire, a base di carne di maiale, chiamato jingjiangrousi.
14. C’è un motto abruzzese al quale ti senti legata?
Dove c’è gusto non c’è perdenza…anzi, trattando di cucina “le chiacchiere se le porta il vento, i maccheroni riempiono la pancia”.