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Truffa online, merce non consegnata dopo vendita: donna scoperta grazie a denuncia giovane

Truffa online con merce non consegnata dopo la vendita e il pagamento: questa la scoperta fatta dalla polizia e per la quale è finita nei guai una donna.
Grazie alle indagini partite nello scorso mese di marzo in seguito alla denuncia presentata da una giovane teatina, la polizia è riuscita a individuare e denunciare una 60enne campana per truffa a mezzo internet.

Come annunciato le indagini condotte dalla 3^ Sezione “Reati contro il patrimonio” della Squadra Mobile di Chieti sono scattate nei primi mesi del 2019.
Una giovane teatina avrebbe infatti sporto denuncia contro ignoti: stando a quanto riferito, quest’ultima avrebbe acquistato online, su un noto sito specializzato, un motore rigenerato per la propria auto, pagandolo 1.000 euro, senza però ricevere il prodotto.

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Le indagini della polizia avrebbero poi permesso di identificare uno degli autori della truffa ai danni della giovane, ossia una 60enne campana.
La donna sarebbe risultata essere la reale titolare dell’Iban al quale la giovane aveva versato la somma pattuita per l’acquisto della merce.

Durante le approfondite indagini gli agenti avrebbero scoperto un complesso e ingegnoso meccanismo messo in atto da un’organizzazione proveniente dalla Campania “specializzata” in tali tipologie di truffe.
Stando a quanto emerso, gli autori avrebbero reso visibile in rete, periodicamente (e rimodulando di volta in volta la denominazione e numeri telefonici da contattare), un sito specializzato in ricambi d’auto, avente il server ubicato all’estero, nel Nord Europa, al fine di eludere i controlli della polizia.

Il sito in questione sarebbe risultato altamente professionale, sia per la struttura, che per i prodotti in esso presenti, e per l’assistenza telefonica fornita da “presunti addetti”.
L’utenza fissa, stando a quanto riferito dalla polizia, sarebbe risultata fittizia, e generata tramite un servizio internet.

Nel caso finito al centro delle indagini, quest’ultima sarebbe stata localizzata in maniera fittizia nel nord dell’Italia, e le chiamate sarebbero state però deviate su un’utenza mobile intestata a una persona fittizia.
Analizzando i tabulati telefonici gli investigatori avrebbero scoperto la reale provenienza dei truffatori (tramite le antenne telefoniche impegnate dagli autori delle truffe), localizzandola tra Napoli e la relativa provincia.

In base a ciò, i poliziotti sarebbero riusciti, al momento, a identificare nella donna denunciata l’ultimo anello del sodalizio, e di appurare la presenza di una fitta rete di “compartecipi”. Questi, sempre stando a quanto riferito, in maniera sistematica, dopo aver ricevuto l’accredito delle somme raggirate, avrebbero provveduto a dividerle tra loro tramite ricariche PostePay e prelievi agli sportelli Atm presenti nel territorio partenopeo.