Avendo fatto un lavoro molto sentito sul terremoto all’Aquila, sentivo il bisogno di documentare questa tragedia. Prendo accordi con un quotidiano e parto per documentare il tutto. Appena arrivato si vedono decine e decine di macchine dei vigili del fuoco, ambulanze, protezione civile, polizia, esercito… sono all’inferno penso.
Per guardare la galleria di foto basta cliccare sull’immagine in basso:
Si sentono solo ruspe, elicotteri, protezione civile e vigili del fuoco che coordinano i lavori. Nonostante ci siano centinaia di persone il silenzio è reverenziale, si sentono solo macchinari che lavorano e il crollo di pezzi di cemento durante i lavori: boooom in mezzo al silenzio più assoluto. Molte persone saltano sentendo questi rumori, forse pensando alla notte precedente.
Si prova tanta angoscia nel vedere questa catastrofe. Gente seduta che guarda nel vuoto… hanno perso tutto. Tutto. Un medico romano si avvicina mentre i vigili cercano di tirar fuori dalle macerie un corpo urlando: «Dov’è il sindaco?!?!?!. Possibile che qui solo quando muoiono delle persone si pensa. Possibile che dopo L’Aquila a nessuno sia venuto in mente di mettere in sicurezza le case? Guarda, guarda (mi indica dei palazzi moderni rimasti in piedi) perché quei palazzi non sono caduti? Perché sono nuovi! Questi erano fatti con cemento del cavolo, erano casette! Dov’è il sindaco?».
Intanto la ruspa rimuove i detriti per aiutare i vigili del fuoco nel ritrovamento del cadavere. Si nota un’ottima organizzazione, anche chi lavora, lo fa in silenzio. Stanno scavando in cerca di qualcuno. Affianco a me , la famiglia o degli amici (non lo capisco) in lacrime, in pigiama, distrutta.
Sento solo discorsi strazianti: «Il telefono squilla ma avrebbe risposto». «Se fosse ancora vivo avrebbe chiamato». «Magari ha lasciato il telefono in casa ed è uscito», una speranza a cui si aggrappano i familiari sapendo nel loro cuore che non è così, lo si legge nella loro voce smorzata e nel loro sguardo speranzoso ed impaurito.
Gli occhi in lacrime, i loro e i miei. Ogni tot secondi una signora esclama: «Oddio sento le scosse, il terremoto, il terremoto!!!». Gli occhi della signora diventano lucidi e si spalancano impauriti. Smetto di documentare con le foto e penso che la vita è troppo breve e imprevedibile per….
Spero di essere riuscito a documentare questa tragedia, ho cercato di farlo nel modo più rispettoso possibile.
Mario Siega Fotografia
Foto Reportage: Amatrice
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