Se entro la fine del mese di luglio non verranno fornite risposte certe riguardo all’autonoma sistemazione proposta dal Comune di Pescara ai 236 sfollati dei tre palazzi Ater di via Lago di Borgiano, gli stessi, sono pronti a una manifestazione di protesta dal prefetto.
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Ad annunciare l’iniziativa sono stati i consiglieri comunali Massimiliano Pignoli e Piernicola Teodoro che questa mattina hanno incontrato una trentina di sgomberati a Palazzo di Città. Inoltre coloro che si sono ritrovati senza più una casa, in seguito all’ordinanza firmata dal sindaco Alessandrini che dichiara pericolanti e inagibili gli edifici, chiedono al Comune di trovare un accordo con i costruttori visto che il presidente dell’Ance, Marco Sciarra, ha dichiarato come ci siano in città centinaia di appartamenti sfitti disponibili.
«Il presidente dell’Ance», sottolinea Pignoli, «nei giorni scorsi ha fatto sapere al Comune come ci siano molte case sfitte in città e che tramite un bando pubblico potrebbero interessarsi. Per questa ragione chiedo a sindaco e vice di intervenire in questa direzione. Di certo queste persone non si muoveranno dagli alberghi, come possono pagare le caparre come prevede l’autonoma sistemazione? Se questa situazione fosse accaduta a tre palazzine del centro le persone sarebbero state trattate allo stesso modo? Scriverò ufficialmente all’amministrazione comunale segnalando le criticità riportate dai residenti e se entro fine mese non si avranno risposte chiare e misure concrete, andremo a protestare dal prefetto che dovrà farsi carico della situazione e risolverla visto che è il delegato sul territorio del governo e dato che questa è una vera e propria calamità per Pescara».
«Un mese e mezzo fa», ricorda Teodoro, «siamo stati in via Lago di Borgiano con l’amministratore unico dell’Ater, Virgilio Basile, e con l’ingegner Morelli, sempre dell’Ater. I cittadini dissero di avere lesioni nelle case e di sentire scricchiolii, ma risposero che si trattasse solo di assestamento. Chi si assume l’onere di fare contratti e pagare caparre? Di certo non questi cittadini. La Regione deve intervenire immediatamente, visto l’Ater è un suo ente strumentale. Ci sono case libere e la Regione può pagare affitti calmierati ai costruttori».
All’incontro è stato presente anche l’avvocato Luca Pellegrini che domani sera dalle ore 19:30 sarà all’hotel Holiday per fornire gratuitamente delle consulenze legali ai 236 sgomberati.
Diverse le lamentele e le situazioni di difficoltà che raccontano i componenti delle 84 famiglie sgomberate: «Mio marito», dice una donna, «ha un tumore e si sta sottoponendo a cicli di chemioterapia, come posso rinchiuderlo dentro a una stanza d’albergo? Mio marito ha chiamato decine di volte all’Ater per segnalare come i palazzi avessero dei problemi ma hanno sempre rassicurato sulla situazione».
«È vero», si chiede un’altra residente, «che dopo tre rifiuti di una sistemazione non abbiamo più diritto a una casa? Noi non abbiamo soldi per pagare le caparre, se ci rivolgiamo alle agenzie immobiliari ci schedano e il Comune non si intesta i contratti di locazione. A no chi ci dà le case? E poi dopo un anno, terminati i fondi di cui parlano che succede?. Poi perché ci hanno richiesto le chiavi degli appartamenti se dentro ci sono le nostre cose?».
«Io che mi sono trasferita temporaneamente a casa di mia madre, avrò diritto a una nuova abitazione?», si chiede una ragazza con suo figlio di tre anni.
«I nostri mobili e i nostri oggetti dove li mettiamo?», aggiunge uno degli sfollati, «dovrebbero prevedere fondi anche per questo. Io ho a casa la lavatrice ma devo spendere soldi per lavare i panni nelle lavanderie a gettone».
«Hanno proposto case», afferma un uomo, «in palazzine senza ascensore a persone anziane o con difficoltà di deambulazione».
«Ma non farebbero prima», si chiede un altro, «a comprare due palazzi con 84 alloggi invece di spendere tutto questo denaro?».
«Mi devo intestare la casa», conclude una donna, «ma poi quando finiranno i fondi chi la paga se non abbiamo soldi?».