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Truffe telefoniche, l’allarme dei carabinieri: ecco che cosa fare

Nei primi 5 mesi dell’anno sono stati in totale segnalati circa 30 episodi di truffe telefoniche in provincia di Pescara (22-23 concentrati nella fascia costiera) a danno principalmente di persone anziane, dai 65 anni in su.

Nello specifico i truffatori contattano le vittime, spacciandosi per carabinieri, poliziotti o finanzieri, facendo presente come un loro figlio o nipote, non avendo la copertura assicurativa e avendo provocato un incidente stradale rischi il carcere, eventualità che si può aggirare dietro il pagamento di una somma di denaro intorno ai 2mila euro.

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Molte delle vittime, prese alla sprovvista e preoccupate del destino del proprio caro cadono nella trappola e in assenza di denaro liquido consegnano anche oggetti e monili in oro.

A lanciare l’allarme e a mettere in guardia su questo nuovo atto criminoso, è il comandante provinciale dei carabinieri di Pescara Paolo Piccinelli che segnala anche come i truffatori chiamino sempre da telefoni cellulari verso telefoni fissi. In totale sono circa 200 i criminali censiti che si occupano a rotazione di fare da telefonisti e uomini sul campo per il ritiro di denaro e oggetti.

«Molte delle vittime», fa presente Piccinelli, «subito dopo la ricezione di queste chiamate rialza la cornetta e chiede conferma al 112 della veridicità della richiesta. Il problema è che entro i 60 secondi i truffatori tengono aperto dall’altra parte il cellulare e quando sentono i 3 toni rispondono nuovamente, avendo ancora la linea telefonica aperta, confermando la bontà della richiesta di denaro. In questi casi conviene aspettare più di un minuto e chiedere anche l’intervento di una pattuglia. Nessuno chiede soldi per telefono a nessuno e per nessun tipo di motivo. Per questo invitiamo a non consegnare nulla a nessuno, non credere a quello che si sente, ma accertarsi della realtà e recarsi nelle caserme e comunque dalle forze dell’ordine per denunciare tutto».