Un presidio pacifico in piazza Italia a Pescara sotto alla sede della Prefettura. A organizzarlo è il Comitato Vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano, struttura distrutta da una valanga lo scorso gennaio dentro la quale hanno perso la vita 29 persone.
I familiari delle vittime saranno davanti al palazzo prefettizio al grido “Io sto con Giampaolo Matrone” e l’iniziativa è organizzata in risposta alla lettera che il prefetto ha inviato alla Procura della Repubblica in merito alla visita del 18 ottobre che aveva lo scopo di chiedere delucidazioni alla funzionaria che ironizzò sull’allarme.
Il presidio si svolgerà domani, mercoledì 8 novembre, a partire dalle ore 10, e l’obiettivo sarà quello di mostrare vicinanza e solidarietà a Matrone che, dopo aver perso la moglie sotto le macerie dell’hotel insieme ad altre 28 persone ed essere rimasto invalido, è stato pure “segnalato” alla Procura dal Prefetto, Francesco Provolo.
Il Comitato Vittime chiede anche che una delegazione possa avere un incontro pacato con il prefetto.
«Com’è noto», scrive il Comitato, «l’iniziativa dell’alto funzionario, peraltro in procinto di essere trasferito a Roma dove andrà a dirigere l’Ufficio centrale ispettivo al dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, è stata assunta in seguito alla visita in Prefettura compiuta il 18 ottobre dal sopravvissuto, in occasione dei nove mesi dalla tragedia, con il solo intento di chiedere lumi sul suo operato alla “famosa” funzionaria che respinse in malo modo l’allarme telefonico di Quintino Marcella per l’albergo crollato, concludendo la telefonata con la frase tristemente nota “la mamma degli imbecilli è sempre incinta”. Il Prefetto però non ha gradito, lamentando la destabilizzazione di un ambiente già abbastanza sotto stress per la vicenda, come ha detto Provolo, e informando la magistratura, quasi a voler chiedere l’apertura di un procedimento».
«Mi sono limitato», fa sapere Matrone, «a chiedere spiegazioni e a domandare perché occupano ancora regolarmente il proprio posto di lavoro coloro che hanno o potrebbero avere responsabilità nella tragedia».
«Non è accettabile», conclude la nota del Comitato, «che un cittadino che si reca in un ufficio pubblico, e nel regolare orario di apertura, per chiedere delucidazioni venga quasi denunciato. Se così fosse, bisognerebbe denunciare la maggior parte dei cittadini italiani».
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