I senegalesi stanno smontando volontariamente da ieri sera, sabato 8 agosto, lo storico mercatino che da oltre 20 anni tenevano nei pressi della stazione centrale all’interno dell’area di risulta.
Questo è quanto fa sapere il Comune attraverso l’assessore Giuliano Diodati dopo un sopralluogo effettuato questa mattina, domenica 9 agosto, accompagnato dal capo di gabinetto Guido Dezio e dalla consigliera Daniela Santroni.
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Dunque non ci sarebbe stato bisogno di dare seguito, con l’utilizzo della polizia municipale, all’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco Marco Alessandrini, che proprio ieri mattina, a seguito del confronto aperto avuto nella sala consiliare del Comune con i rappresentanti della comunità senegalese, aveva confermato come non potesse più fermare l’ordinanza e che la decisione era ormai presa.
Ma la comunità senegalese smentisce quanto afferma il Comune: «Abbiamo tolto le automobili, le bombole, i rifiuti», dicono i senegalesi che sono ancora tutti al loro posto nei pressi della stazione, «insomma abbiamo dato una ripulita perché ci hanno detto che le Ferrovie devono costruire la rampa per le vetture. Ma le bancarelle sono al loro posto, noi siamo qui a lavorare come ogni giorno. E abbiamo tolto pure la merce contraffatta come ci è stato richiesto. Ma non stiamo assolutamente sgomberando il mercatino volontariamente. Sono loro che vorrebbero questo, vorrebbero togliere 300 persone. Ma se ci tolgono da qui andremo con le bancarelle in corso Umberto davanti ai negozi. Come facciamo a lavorare e mangiare se ci fanno andare via?. Ci hanno detto che domani o martedì ci sgomberano. Loro devono essere responsabili dei loro atti, non chiedere a noi di andare via volontariamente. Troviamo insieme un’alternativa e poi potremo andar via. Ci hanno detto di seguire un protocollo e ora ci stanno tradendo. Non è giusto. Noi non abbiamo tolto nulla. Noi siamo qui pronti anche a morire se ci sgomberano senza un altro posto dove andare».
Nella serata di ieri è stato anche organizzato un presidio di solidarietà per dare sostegno ai circa 300 senegalesi che ormai da tempo vivevano con le vendite di quelle circa 150 bancarelle.
Questa mattina nella zona ci sono anche gli operatori di Attiva con i mezzi per rimuovere i materiali accantonati e ripristinare lo stato dei luoghi e anche scarrabili, dove gli stessi senegalesi stanno deponendo materiale da smaltire.
«A nome dell’amministrazione», dice Diodati, «voglio dare atto a questa collaborazione che ci aiuta a risolvere una delle maggiori e più sentite emergenze cittadine. Un gesto che è la risposta più eclatante all’apertura di un dialogo ormai già avviato sulla individuazione di una nuova area che abbia tutti i requisiti di legge per poter svolgere attività riguardanti il mercato etnico del mercato e sulla messa in regola di tutti gli operatori interessati. Come sottolineato già nell’incontro avuto ieri a palazzo di città, da parte dell’amministrazione c’è la disponibilità piena a trovare una soluzione in tempi rapidi. Nel frattempo monitoreremo la situazione giorno per giorno, come stiamo già facendo, in modo da tenere sotto controllo tutti gli aspetti, a partire da quello sociale, che con uno sgombero volontario e solerte fa venire meno anche le questioni di ordine pubblico».
«La nostra associazione è storicamente lontana dagli estremismi populisti e intolleranti, e per questo diciamo che è impensabile che una città commerciale possa avere come biglietto da visita un mercato abusivo di merce contraffatta». A dirlo sono il presidente di Confesercenti Raffaele Fava e il direttore Gianni Taucci che aggiungono: «Comprendiamo lo spaesamento della comunità senegalese e ci mettiamo a disposizione per individuare soluzioni alternative, partecipate e condivise. Bisogna lavorare subito ad attrezzare un’area riconosciuta nella quale possano operare ambulanti in regola anche per evitare che gli stessi ambulanti si riversino lungo i marciapiedi come negli anni passati. Ora crediamo sia necessario lavorare di concerto con gli altri Comuni metropolitani e soprattutto evitare qualunque dimostrazione eccessiva di forza che, comunque, non farebbe bene all’immagine di Pescara ed allo spirito di accoglienza che l’ha sempre contraddistinta».