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Pista ciclabile Pescara-Sambuceto, proteste e ricorso al Tar dei residenti contro gli espropri [FOTO]

Martedì 22 dicembre, Gabriele Liberatore della ditta di autotrasporti Soget e Valerio Candeloro e Regina Di Russo Ciccarelli della Va.Ma.R., aziende entrambe di strada Fosso Cavone, si sono ritrovati nelle loro proprietà tecnici e funzionari comunali del settore Lavori Pubblici che hanno consegnato loro il verbale di occupazione d’urgenza preordinata all’espropriazione, immissione in possesso e stato di consistenza dei beni immobili siti in Pescara destinati ai lavori di realizzazione della pista ciclabile che collegherà Pescara a San Giovanni Teatino (Sambuceto).

Per vedere la galleria di foto basta cliccare sull’immagine in basso:

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Terreni Soget e Va.Ma.R.

Nella sostanza i terreni dove si trovano le 2 aziende rientrano nel percorso stabilito dall’amministrazione comunale per il primo lotto del percorso ciclabile nel tratto compreso tra via Aldo Moro e via Cavour. L’esproprio dei terreni rischia seriamente di compromettere l’operatività aziendale ed entrambi i proprietari denunciano come saranno costretti a chiudere le loro attività se il Comune non fermerà i lavori della pista ciclabile lasciando a casa circa 50 dipendenti con relative famiglie.

Nel caso in cui venisse realmente realizzato il percorso ciclabile, il dover chiudere le aziende non sarebbe una scelta ma una naturale conseguenza. Infatti la proprietà della Soget verrebbe tagliata in due e non sarebbero più utilizzabili la pompa del gasolio aziendale per fare il pieno ai camion, l’area lavaggio e l’officina meccanica. Basta poco per fare 2 conti e la stima dei danni: ogni anno per rifornire i mezzi è necessario un milione di litri di carburante, considerando che con la pompa aziendale si ha un risparmio di circa 20 centesimi al litro, l’aggravio sarebbe di 200mila euro, lavare ogni singolo Tir (in totale son o 54) costerebbe circa 200 euro a settimana (circa 11mila euro ogni 7 giorni) e rivolgersi a officine esterne per la manutenzione dei motori aumenterebbe ulteriormente i costi.

Operatori commerciali e residenti hanno presentato un ricorso al Tar nel tentativo di bloccare il passaggio dell’opera sui loro terreni e il tribunale amministrativo si esprimerà sul caso il prossimo 8 gennaio. Nel frattempo però il Comune non si ferma e va avanti per la realizzazione di una pista che sarà larga 3 metri.

La Va.Ma.R. che si occupa della manutenzione e delle revisioni di camion e autovetture perderebbe un’ampia fetta di proprietà senza più poter utilizzare la buca per gli interventi da eseguire sotto alla scocca dei veicoli, un frutteto verrebbe distrutto e una parte della proprietà attualmente affittata andrebbe persa.

Ma come si sa nei casi di esproprio sono previsti degli indennizzi e in questo caso parliamo di cifre davvero da capogiro… ma al contrario: 33 euro al metro quadrato. In soldoni sarebbero 7mila euro per la Soget e 15mila per la Va.Ma.R.

«La parte di terreno alla destra della pista diventerebbe inutilizzabile», evidenzia Liberatore, «chi pagherà i danni subiti per la distruzione di recinto, cancello automatico d’entrata e il palo dell’illuminazione notturna con le relative telecamere per la videosorveglienza? Inoltre sarebbero da rifare tutte le condotte e l’illuminazione. Non avrebbero potuto farla passare sui terreni agricoli del cosiddetto corridoio verde previsto dal vecchio piano regolatore come era in origine previsto? Avevamo anche proposto di dare gratis un vicino terreno agricolo di mio padre, ma ci dissero che non era possibile».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Candeloro: «Della parte che resta fuori dalla pista che me ne faccio? I camion non potranno più fare manovra e non potremo lavorare. La recinzione in cemento e l’allarme chi me li rifarà? È assurdo, posso immaginare che mi tolgono gli strumenti di lavoro dalla sera alla mattina?».

Inoltre per realizzare la pista ciclabile si perderanno 130 posti auto in via Aldo Moro nella quale verrà eliminato lo spartitraffico centrale.

Residenti e operatori commerciali si dicono pronti a presentarsi in Comune anche con le famiglie dei 50 lavoratori che perderebbero il lavoro se Soget e Va.Ma.R. Fossero costrette a chiudere. Non sono contrari alla pista ciclabile ma non comprendono il motivo per il quale dovrebbero vedere distrutte le loro attività visto che si potrebbero percorrere strade alternative come il corridoio verde inizialmente stabilito. «Come mai questa scelta antieconomica per l’Ente anziché sul vecchio corridoio verde?», si chiedono, «non converrebbe correggere questa anomalia? Per non perdere un finanziamento quando dovrà spendere la collettività un domani per indennizzare le aziende costrette a chiudere?».