Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Carlo Antonetti, segretario regionale della Fai Abruzzo (Federazione Autotrasportatori Italiani) che si dice contrario alla decisione presa dal Comune di Pescara di espropriare i terreni di due aziende di strada Fosso Cavone, la Soget e la Vamar, per la realizzazione della pista ciclabile che dovrebbe collegare Pescara a San Giovanni Teatino.
«Negli anni passati, in tempi in cui si discuteva della possibilità di trasferire le nostre imprese di autotrasporto e logistica dalle aree, divenute successivamente al loro insediamento, commerciali o abitative, ad altre aree più idonee allo svolgimento delle attività specifiche, avevamo avanzato diverse possibili soluzioni che puntualmente le amministrazioni che si sono avvicendate hanno lasciato nel dimenticatoio. Con cadenza temporale si ripropongono i problemi del passato ma, nessuna soluzione viene posta sul tavolo, oggi si arriva perfino all’esproprio. Qui non si tratta di appezzamenti agricoli o aree di scarsa importanza urbanistica ma, bensì di aree dove si svolge una vera e propria attività. Gli uffici tecnici competenti che con facilità tagliano e cuciono sulla carta, dovrebbero prima riflettere su cosa stanno elaborando prima di danneggiare irreparabilmente imprese e cittadini per i quali poi, si sta, a sua volta, progettando qualcosa, in questo caso una pista ciclabile. Posso capire un esproprio per un gasdotto, elettrodotto ma, per una pista ciclabile che da quanto apprendo, può essere allocata nelle vicinanze, su superfici con un impatto lavorativo molto più basso, non ci riesco. Bisogna ricordare che dove si svolge l’attività di autotrasporto e logistica, gli spazi sono vitali, a causa delle dimensioni dei mezzi e dei carichi, nella salvaguardia della sicurezza degli addetti e dei mezzi. In questo caso non si possono tagliate con una matita fette di spazio senza poi pensare che non ci siano conseguenze. Salta all’occhio che l’indennizzo di cui si parla appare ridicolo se si pensa ai conseguenti danni per l’azienda che di fatto, non potrà movimentare in sicurezza mezzi e merci all’interno dei propri piazzali, pertanto sospendere l’attività per adeguamenti in riduzione o addirittura cessarla per inadeguatezza legata alla sicurezza o all’impossibilità di rispondere alle richieste del mercato. Ora ritengo che sia utile un ripensamento da parte delle amministrazioni coinvolte e come abbiamo sempre sostenuto, l’apertura di un tavolo per ricondurre la questione a livelli più consoni alla normalità. Resta comunque inteso che appoggeremo le istanze di protesta della nostra Associata con azioni di autotutela, anche eclatanti, a livello locale e nazionale, volte a sensibilizzare la cittadinanza e le amministrazioni sulla questione, in difesa del diritto di svolgere la propria attività lavorativa e dei posti di lavoro».
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