Omicidio colposo. Questa l’accusa che pende su tre medici del reparto di Medicina dell’ospedale di Pescara indagati «perché per imprudenza, negligenza ed imperizia e, in particolare, per inescusabile colpa professionale, omettevano in cooperazione tra loro l’approccio terapeutico che avrebbe salvato la vita ad una donna ricoverata nel reparto ed affidata alle loro cure, cagionandone la morte».
I fatti per i quali sono sotto accusa i tre medici risale al febbraio dello scorso anno. Gli indagati sono G.D.B. come medico che prese in carico il caso della donna il 12 febbraio 2014, con turno 8-14, A.L.T., come medico che prese in carico il caso della paziente l’11 febbraio del 2014 ed esaminò i primi due referti e G. T., in qualità di primario dirigente del reparto in servizio il 12 febbraio 2014, con orario 13.15 -17.25.
Secondo l’accusa i i medici avrebbero «omesso colpevolmente di disporre l’approccio diagnostico terapeutico salvavita, adeguato alla evidente grave e allarmante ipopotassiemia, risultante con evidenza dai tre esami emogasanalitico ed ematochimici».
Per gli inquirenti, conseguentemente a tali omissioni la donna, che era stata ricoverata d’urgenza nel reparto di Medicina con la diagnosi di “crisi respiratorie recidivanti, scarsamente response a terapia”, broncopasmo diffuso” e “segni di sovraccarico ventricolare sinistro”, “veniva colta, la notte tra il 12 e il 13 febbraio 2014, in conseguenza della e non adeguatamente curata ipopotassiemia, da aritmia ventricolare grave, che ne determinava la morte, la quale sarebbe stata, con rilevantissima probabilità, se non con certezza, evitata dalla appropriata terapia correttiva».