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Ospedale, a Chieti il reparto di geriatria come un accampamento

Gli anziani più fortunati hanno un letto parcheggiato nel corridoio (persino sotto la colonnina dell’estintore), quelli a cui è andata peggio solo una barella su cui riposare giorno e notte. Il reparto di geriatria del policlinico SS. Annunziata di Chieti è al collasso. Sono decine i degenti ricoverati lungo i corridoi dell’undicesimo livello, tra il viavai degli infermieri, che ormai lavorano con ritmi e condizioni da battaglia, e dei parenti, che negli orari di visite si accalcano tra una barella e l’altra. Il caldo che inizia a farsi sentire non aiuta neanche a “nascondere” gli odori sgradevoli.

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«Ormai siamo al quarto giorno in questo accampamento», protesta F.T. di Pescara, una donna che assiste il padre 95enne. L’anziano se ne sta sdraiato con la testa pericolosamente sotto la colonnina dell’estintore, dietro di lui il davanzale della finestra gli fa da comodino. Buste e borse con la biancheria poggiate per terra, i resti del pasto consumato sul letto. «Che dire? Fa vergogna e rabbia vedere gente di questa età accampata così, mio padre non può neanche tirarsi su a sedere sul letto perché sbatterebbe la testa contro la colonnina dell’estintore appesa al muro. E siamo già fortunati ad aver trovato questo angolo di muro sotto la finestra, che almeno è un po’ più riparato, ci sono donne e anziani, insieme, parcheggiati lungo i corridoi da giorni».

Di fronte, in un altro cantuccio, è sistemato un altro letto di fortuna. Il signore che lo occupa ha avuto la sfortuna di trovarsi accanto all’unica presa elettrica sistemata vicino al davanzale: così finisce che ha sempre intorno qualcuno che va a mettere in carica il telefono cellulare per poggiarlo sulla finestra anziché a terra. Un viavai che non garantisce il riposo, né diurno né notturno, quando, in particolare, le lamentele dei pazienti che versano in gravi condizioni disturbano il sonno degli altri.

A queste condizioni di sovraffollamento tutt’altro che dignitose, in un reparto delicato come quello che accoglie persone che già molte volte si vedono strappare la dignità dalla malattia e dall’età, si aggiunge l’emergenza igienica. «C’è un solo bagno sul corridoio, qua ci sta la fila per fare la pipì», racconta tra lo sdegnato e l’ironico un anziano accovacciato su una brandina, un cappello di lana in testa nonostante il gran caldo, e un mezzo paravento ad assicurargli un minimo di privacy. Così finisce che anche ai pazienti che non ne hanno bisogno venga applicato il catetere per evitare le code fuori dal bagno.
Inutile dire che il peggio arriva quando, inevitabilmente, si assiste a qualche morte in diretta, nel corridoio. Sotto gli occhi di tutti.

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