Maksym Chernysh, l’ucraino 26enne, reo confesso del duplice omicidio di Arkadiusz Miksza e di sua madre Krystyna, avvenuto ieri pomeriggio, domenica 24 gennaio, in via Tibullo a Pescara, nel corso dell’interrogatorio avvenuto nella serata di ieri di fronte al pm (pubblico ministero) Salvatore Campochiaro, ha fornito la propria ricostruzione dei fatti raccontando di essere stato aggredito dal 23enne polacco mentre stava effettuando la riparazione di un mouse rotto del computer.
La vittima avrebbe colpito l’ucraino con la mazza da baseball e in seguito avrebbe cercato di colpirlo anche con un coltello. A causa del colpo ricevuto il 26enne sarebbe caduto e sarebbe scaturita una colluttazione nel corso della quale l’ucraino avrebbe sfondato il cranio del polacco con almeno 2 bastonate con la mazza da baseball e con un coltello che ha però provocato ferite marginali.
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In un secondo momento sarebbe sopraggiunta la madre, che si era recata a casa del figlio per fare le pulizie come consuetudine. La donna avrebbe urlato e colpito anche lei l’ucraino ricevendo dallo stesso diverse coltellate, la più profonda e probabilmente letale, all’altezza della gola. La donna sarebbe finita a terra nel pianerottolo per poi essere trascinata all’interno dell’abitazione.
Le profonde ferite riportate alla mano sinistra dall’ucraino (che dovrà essere operato per la lesione dei tendini recisi) a detta dello stesso sarebbero causate dal tentativo di difesa, dato per ora confermato anche dal medico legale Ilvo Polidoro che ritiene essere la lesione tipica di chi per difendersi afferra il coltello dalla parte della lama.
Chernysh risiedeva fino a pochi giorni a Francavilla al Mare e viveva in una casa insieme alla madre, poi per 2 giorni si era trasferito in un albergo e solo ieri era andato a vivere con il polacco in via Tibullo. Secondo gli accordi presi avrebbe pagato 150 euro al polacco per poter convivere in quell’alloggio per 15 giorni. In base a quanto detto dall’ucraino l’obiettivo di madre e figlio era sottrargli il denaro che aveva nel portafoglio, denaro derivante da una borsa di studio. L’ucraino, nel fuggire, avrebbe raccolto più oggetti possibili nel timore di essere colpito ancora.
I due ragazzi, il polacco e l’ucraino, avevano anche, poco prima, consumato droga: il 23enne si era iniettato eroina e cocaina, mentre il 26enne aveva fumato marjuana e assunto metadone. Secondo gli investigatori un normale diverbio sarebbe finito in una violenta lite proprio a causa dell’assunzione delle sostanze stupefacenti.
La donna uccisa viveva invece in via Milano insieme a un italiano e lavorava in un’impresa di pulizie.
Per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e anche per comprendere quale sia stato realmente il coltello utilizzato per l’omicidio (visto che sono stati ritrovati 3 diversi coltelli), sono giunti questa mattina da Roma i carabinieri del Ris che si occuperanno di eseguire tutti i rilievi.
Il maggiore dei carabinieri Massimiliano Di Pietro sottolinea la fondamentale collaborazione di due cittadini che hanno fornito dettagli decisivi: la badante del piano di sotto che ha sentito le urla, il sangue sul pianerottolo e l’uomo in fuga e un ragazzo che era passeggio col cane che ha indicato lo scantinato dove si era nascosto.
«C’è stata una sinergia di attività», dice il Questore Paolo Passamonti, «abbiamo lavorato all’unisono e nel giro di poco tempo abbiamo trovato l’assassino. Questo è importante anche per i cittadini».
«Voglio sottolineare il coraggio dei miei uomini», dice il capo della squadra mobile Pierfrancesco Muriana, «che hanno ammanettato il fuggitivo che si temeva fosse armato».
«È stata una collaborazione a tutto tondo», afferma il colonnello dei carabinieri Paolo Piccinelli, «si lavora tutti insieme per l’ordine pubblico sul territorio».
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