«Siamo lieti di questo passaggio in quanto destinato a porre fine ad una serie di strumentali polemiche agostane sulla balneabilità del mare pescarese e sui presunti riflessi negativi sulla salute pubblica, visto che sarà un organo terzo ad acclarare la realtà dei fatti. In questo modo si porrà fine a fantomatici processi e al continuo travisamento dei fatti, capaci solo di arrecare danno all’immagine della città».
Con queste parole il sindaco di Pescara Marco Alessandrini, ancora in vacanza in montagna, commenta l’apertura del fascicolo d’inchiesta, di cui è titolare il procuratore Andrea Papalia, per il quale al momento non ci sono indagati, che ha portato questa mattina la polizia marittima della capitaneria di porto negli uffici dell’Arta e in quelli del Comune e dell’Aca per acquisire tutta la documentazione relativa alla rottura della conduttura fognaria di via Raiale, al conseguente sversamento nel fiume e poi nel mare dei liquami e alle analisi eseguite dall’agenzia regionale di tutela ambientale.
«Per quanto ci riguarda», aggiunge il primo cittadino, «oltre a esprimere piena fiducia nell’attività di accertamento in corso, siamo certi di aver agito in perfetta buonafede, nel rispetto della normativa e della salute pubblica, nonché dell’esclusivo interesse della comunità pescarese».
Pensiero diverso è quello che esprimono l’ex vice sindaco Berardino Fiorilli e l’ex consigliere Armando Foschi dell’associazione Pescara Mi Piace: «Riteniamo che l’apertura di un’indagine da parte dell’autorità giudiziaria sull’emergenza balneazione sia un atto opportuno, giusto e utile. Opportuno per far luce sullo sversamento di 30milioni di litri di liquami e di feci avvenuto in seguito al cedimento della condotta di via Raiale lo scorso 28 luglio e di cui la città è stata tenuta all’oscuro, continuando a fare tranquillamente il bagno al mare che, nel frattempo, non era più balneabile. Giusto per rendere conto del comportamento del sindaco Alessandrini che, pur essendo a conoscenza dei dati dell’Arta circa l’inquinamento batterico da colifecali in atto delle acque, ha ritenuto di fare l’ordinanza, cosa rivelata solo pochi giorni fa, ma di non divulgarla, di non diffonderla alla cittadinanza e di non pubblicarla all’albo pretorio del Comune, rendendola, così, carta inutile ed inefficace».