Il sindaco di Pescara Marco Alessandrini non si dimette e va avanti per la sua strada ammettendo di aver firmato il 3 agosto l’ordinanza per il divieto di balneazione con la data però dell’1 agosto (ordinanza che precisa essere stata sottopostagli dagli uffici), definendo questa situazione solo un «tecnicismo burocratico» e una «disfunzione formale», visto «che ho firmato l’ordinanza con la condizione ineludibile che non fosse pubblicata».
Il primo cittadino convoca un incontro alle ore 12 nella sala giunta del Comune e attorniato da tutta la squadra al completo di assessori, ma anche dei consiglieri di maggioranza, in sostanza non aggiunge e non toglie nulla a quello che già si sapeva. Poco prima però un succoso faccia a faccia nell’anticamera della sala, tra il capogruppo del Pd Marco Presutti e i consiglieri del Movimento 5 Stelle, con Presutti che li invitava a rispettare il sindaco e con i pentastellati che rispondevano per le rime leggendo in quelle parole un invito a restare fuori.
Alessandrini nella premessa, ripercorre i fatti a partire dal 28 luglio, giorno della rottura della condotta fognaria di via Raiale, e tutto ciò che ne è conseguito. Precisa, a più riprese, come non ci sia mai stato pericolo per la salute dei cittadini e di come il mare proprio in quei giorni fosse il più pulito dell’intera stagione.
Alessandrini sottolinea come si sia presentato spontaneamente in Procura lo scorso 21 e 22 settembre senza aver mai ricevuto un’informazione di garanzia. «Ho sempre agito nel rispetto delle istituzioni e del principio di verità». Definisce tutta la vicenda, che è oggetto di una indagine della magistratura che vede al momento 3 indagati (oltre ad Alessandrini, anche il vice sindaco Enzo Del Vecchio e il dirigente comunale Tommaso Vespasiano), frutto di «polemiche strumentali e artificiose. Io non do le dimissioni, sia chiaro. Le ordinanze 413 e 415 non sono mai state pubblicate ma non c’è stata nessuna lesione degli interessi giuridici della collettività. Le polemiche sono frutto della cecità e dell’orbismo della politica».
Alessandrini ammette anche che se tornasse indietro agirebbe diversamente.
Infine ribatte al M5S definendo «troppo volgari e inaccettabili quelle polemiche che attaccano me e la mia famiglia e persone che non possono rispondere, parlo di mio padre. Una volgarità che credevo confinata alle barbarie. Al centrodestra dico di fare attenzione a erigersi a moralizzatore».
«Attendo serenamente il giudizio della magistratura», chiude così Alessandrini.