Dopo l’estrazione di tutte le vittime (29 il totale delle persone che hanno perso la vita) da quello che è rimasto dell’hotel Rigopiano di Farindola distrutto e sommerso dalla neve e dopo le inevitabili polemiche che si sono scatenate per il ritardo dei soccorsi, arriva la replica del presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco.
Il numero dell’ente provinciale, nel corso di un incontro con Achille Variati, presidente nazionale dell’Upi, e diversi presidenti di provincia del centro Italia, ha ricordato come «la mattina del 18 gennaio, alle 10, ero in prefettura e ho chiesto l’intervento dell’esercito. Alle 12 mi sono rivolto al presidente del Consiglio Gentiloni per chiedere la possibilità di avere le turbine necessarie per sgomberare la neve. Eravamo in prefettura con le scosse di terremoto, ci sentivamo sotto attacco».
Inoltre Di Marco ha sottolineato come ci fossero diversi paesi della provincia totalmente isolati con persone che rischiavano di morire e che versavano in condizioni peggiori di Farindola e ha aggiunto che «nulla lasciava presagire l’arrivo della slavina che ha determinato questa tragedia immane, rispetto alla quale nessun livello istituzionale, in questo momento, può sentirsi escluso da un coinvolgimento diretto o indiretto».
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