False fatture emesse e utilizzate per oltre 500 milioni di euro, circa 100 milioni di euro di danno per le casse dello Stato, il sequestro preventivo di beni mobili e immobili e di quote societarie per un ammontare complessivo di oltre 97 milioni di euro.
Questi gli incredibili numeri di un sistema di frode fiscale messo in atto mediante un reticolo di oltre 100 società da un’organizzazione criminale, al cui capo ci sarebbe M.M., un noto imprenditore montesilvanese.
L’organizzazione è stata sgominata questa mattina, martedì 7 ottobre, dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Pescara (a presentare il risultato dell’operazione il colonnello Francesco Rosa, il comandante della polizia tributaria Michele Iadarola e il capitano Guido Angelilli) che su incarico del Gip (giudice per le indagini preliminari) Gianluca Sarandrea del tribunale di Pescara ha arrestato 12 persone (2 in custodia cautelare in carcere e 10 agli arresti domiciliari, 58 sono gli indagati).
Nell’operazione, eseguita in 9 regioni (Abruzzo, Marche, Lombardia, Trentino Alto Adige, Sardegna, Umbria, Lazio, Campania e Puglia), sono stati impegnati oltre 100 finanzieri.
Inoltre sono stati bloccati 284 conti correnti bancari, 57 depositi titoli e 3 cassette di sicurezza, oltre al sequestro preventivo di 107 immobili (tra questi il Tortuga e il centro commerciale di Civitanova Marche). Sequestrate anche le quote di 56 società affidate ora ad amministratori nominati dal tribunale.
Le indagini della Fiamme Gialle hanno preso in esame l’attività del sodalizio criminale dal 2005 al 2014 e hanno ricostruito il modus operandi utilizzato per frodare banche, creditori e Stato violando quasi tutte le norme in materia penale e tributaria.
L’organizzazione creava o acquistava una società pulita, alimentando e favorendo relazioni con clienti, fornitori ed ambiente economico di riferimento, grazie alle quali ottenere aperture di linee di credito presso Istituti bancari, poi ad attività avviata azzerava il carico fiscale con fatture false per arrivare allo svuotamento delle società stesse con la distribuzione dei proventi tra gli appartenenti alla banda criminale e infine la rottamazione delle società, molte delle quali trasferite all’estero o affidate a prestanomi.
Tra gli arrestati anche diversi consulenti e commercialisti che avrebbero suggerito le mosse e le azioni per mettere in atto le azioni criminali. Utili alle indagini anche le informazioni fornite da alcuni degli indagati che si sono dissociati dall’organizzazione criminale e per questa ragione hanno anche subìto violenze fisiche.