[Pescara]

Da quasi 40 giorni accampati in tenda a Pescara: gli aggiornamenti sulla famiglia di Alanno [FOTO]

Sono ormai passati 37 giorni da quando la famiglia Cucinotta di Alanno si è accampata nell’aiuola di piazza Italia tra Comune, Provincia e Prefettura.
I componenti del nucleo familiare hanno perso la loro abitazione a causa di un canale di scolo costruito dal Comune di Alanno e da più di un mese hanno deciso, per protesta, di accamparsi in tenda in piazza Italia, ricevendo anche una multa da parte della polizia municipale.
Nonostante sia già passato molto tempo nulla è cambiato per la loro situazione. Per vedere la galleria di foto della protesta che prosegue anche oggi, venerdì 14 luglio, clicca sull’immagine qui di seguito:

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L’unico passo ufficiale è stato fatto dall’assessore alle politiche sociali Antonella Allegrino che li ha ricevuti la settimana scorsa.
La Allegrino aveva promesso, ma solo con un comunicato stampa, un sopralluogo congiunto con i Cucinotta e il nuovo sindaco di Alanno nell’alloggio popolare rifiutato dalla famiglia perché avente problemi di muffa e infiltrazioni.

«Noi non pretendiamo nulla», dice Alessandra Marsili, «non è come dice la Allegrino. Nessuno ha risposto agli atti del Comune di Alanno fatti all’Ater e al Comune di Pescara per la richiesta di un alloggio popolare nel territorio di Pescara.
Se la richiesta del Comune di Alanno non è legittima perché Ater e Comune di Pescara non hanno risposto?
La Allegrino confonde la graduatoria con l’articolo 15 della Legge regionale 96 del 1996 che riguarda la mobilità intercomunale.
Siamo ancora qui per dimostrare gli errori commessi dal Comune di Alanno che ci ha provocato anche questa situazione di disagio economico.
Secondo noi il Prefetto deve intervenire per risolvere questa situazione ma fino a questo momento non ci ha mai ricevuto nonostante le richieste scritte. La Protezione Civile ha risposto che ci può fornire la tenda da campo che avevamo richiesto. È atroce e umiliante vivere in queste condizioni, stando in mezzo alla strada e dormendo nelle tende canadesi. Siamo sempre qui in presidio, non abbiamo più alcuna libertà. I nostri figli stanno male e il minore lo vediamo solo di sfuggita.
Il prefetto deve prendere provvedimenti rispetto a tutti i reati commessi nei nostri confronti dal 2015 a oggi che abbiamo denunciato fino ad aprile 2017. Ringraziamo tutte le persone che dopo 37 giorni ci aiutano ancora, e la Croce Rossa per il sostegno che ci fornisce dal primo giorno».

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