Sono in totale circa 40 i posteggiatori abusivi presenti ogni giorno nel parcheggio dell’area di risulta i quali creano non pochi disagi, soprattutto nelle ore serali e nei giorni festivi, ai cittadini che si ritrovano circondati quando vanno a recuperare la propria automobile. Quasi sempre si è costretti a pagare qualcosa per liberarsi dall’assedio.
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«Sono passati 27 giorni», dice l’ex vice sindaco Berardino Fiorilli dell’associazione Pescara Mi Piace, «ma i parcheggiatori abusivi continuano a essere i ‘padroni’ delle aree di risulta di Pescara: non si vedono le telecamere annunciate dal vicesindaco Del Vecchio, non si è visto neanche il potenziamento della pubblica illuminazione, né tantomeno l’accensione di nuove torri faro, in aggiunta a quelle installate dalla precedente amministrazione di centro-destra, ma soprattutto non si vedono i controlli, né una pattuglia della polizia municipale che effettui giri all’interno dell’area, almeno come deterrente. A questo punto è chiaro che il sindaco Alessandrini non ha compreso o sta clamorosamente sottovalutando la portata e la gravità del problema, sul quale richiamiamo l’attenzione del prefetto Francesco Provolo».
Secondo l’associazione Pescara Mi Piace le aree di risulta sono tornate a essere ‘terra di nessuno’: «Sia nelle ore serali, ma soprattutto nei giorni festivi», aggiunge Fiorilli, «il grande parcheggio è completamente in mano a bande di posteggiatori abusivi. Per la maggior parte si tratta di extracomunitari, evidentemente provenienti dal mercatino adiacente, e lo si capisce perché in mano hanno i tradizionali accendini, ombrelli e sciarpe, con tanto di zaino in spalla. Ma sbaglia chi pensa che, sulle aree di risulta, ci stanno per tentare di vendere la merce, in realtà presidiano i parcheggi per riscuotere il pedaggio. Sono ben organizzati, in due-tre controllano almeno due corsie, gestiscono i flussi di ingresso e di uscita, pronti a segnalarsi, fra loro, chi cerca di sfuggire al pagamento, e, in pochi minuti, gli automobilisti si ritrovano accerchiati da gruppetti che chiedono il pagamento dell’obolo e i malcapitati, ovviamente, versano, non avendo il tempo di chiedere il supporto ad alcuno».
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