Avrebbe procurato ai detenuti del carcere di Pescara droga e cellulari in cambio di soldi e favori: questi gli episodi dei quali si sarebbe reso protagonista un agente di polizia penitenziaria arrestato dalla polizia ieri, venerdì 7 giugno.
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L’agente arrestato dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Pescara e dovrà rispondere dell’accusa di corruzione.
Le indagini dirette dal sostituto procuratore della Repubblica e condotte dalla Squadra Mobile sono state svolte con la piena collaborazione del Corpo della Polizia Penitenziaria della casa circondariale di Pescara.
Tempo fa, proprio la polizia penitenziaria aveva segnalato all’autorità giudiziaria il ritrovamento di due telefoni cellulari all’interno delle camere detentive: un dispositivo era stato trovato su un detenuto e l’altro nascosto in un dizionario.
Da tale episodio le indagini svolte dalla Squadra Mobile con il contributo Nucleo di polizia giudiziaria della Polizia Penitenziaria avrebbero permesso di individuare l’agente (poi arrestato) come responsabile delle cessioni illecite di materiale.
Stando a quanto emerso l’agente avrebbe, in cambio di denaro o altre utilità, avrebbe concesso ai detenuti di comunicare con i familiari sia tramite il proprio telefono personale, che consegnando telefonini cellulari di ridottissime dimensioni e quindi facili da nascondere nelle celle.
Durante lo scorso mese di aprile l’agente era stato inoltre arrestato per detenzione ai fini di spaccio dagli agenti della sezione antidroga della Squadra Mobile, insieme a un giovane albanese giunto per un colloquio in carcere con un suo connazionale.
Stando alle ricostruzioni sull’episodio, in tale occasione l’albanese avrebbe consegnato all’agente cocaina hashish e un micro telefono cellulare da far giungere a un detenuto, oltre a 50 euro come “prezzo” della corruzione.
All’interno dell’armadietto di servizio dell’agente, perquisito dalla Squadra Mobile, sarebbero stati rinvenuti: più di 40 grammi di marijuana, 8 grammi di cocaina suddivisa in 12 involucri e un altro mini telefono cellulare.
Oggetti che, secondo gli inquirenti, erano destinati a essere ceduti a detenuti del carcere.
Alla luce di quanto emerso nelle indagini il Gip del Tribunale di Pescara ha disposto l’applicazione della misura degli arresti domiciliari per l’agente nella sua abitazione (all’interno della quale si trovava già ristretto).
Oltre all’agente di polizia penitenziaria arrestato, per il reato di corruzione risultano indagati anche coloro i quali avrebbero corrisposto denaro o altre utilità all’agente affinché quest’ultimo violasse i doveri del suo ufficio.