Avrebbero affittato delle case tra Abruzzo e Marche e sfruttato giovani donne anche tramite internet: questa la scoperta fatta dai carabinieri e che ha portato all’arresto di 3 persone.
In manette sono finite tre persone di nazionalità cinese, due uomini e una donna, rispettivamente di 60, 52 e 49 anni.
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I tre sono accusati, a vario titolo, di favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione di giovani donne cinesi.
Gli arresti sono scattati nella tarda serata di ieri, martedì 26 novembre, da parte dei militari della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara, in esecuzione dell’ordinanza di misura cautelare in carcere del Gip di Pescara su richiesta del Sostituto Procuratore. La 49enne e il 52enne dimoranti a Chieti Scalo, e il 60enne a Modena.
Le indagini, durate diversi mesi, sono state condotte dai carabinieri. Stando a quanto emerso il 52enne e la 49enne avrebbero reperito appartamenti in diverse località dell’Abruzzo e delle Marche (Pescara, San Benedetto del Tronto, San Salvo e Sulmona) tramite l’ausilio di terze persone. Queste ultime sarebbero diventate pertanto intestatari fittizzi dei contratti come conduttori.
Gli appartamenti sarebbero stati poi occupati da giovani donne per l’attività di metetricio, pubblicizzata anche tramite internet (con incontri e numeri di telefono da contattare). Le telefonate sarebbero state poi “gestite” dall’uomo e dalla donna arrestati, e non direttamente dalle giovani, tramite una sorta di call center.
Questi ultimi avrebbero poi contattato la giovane donna in base alla località, fornendole i dettagli e i prezzi da praticare. Il conto degli introiti sarebbe stato poi diviso al 50% con ciascuna ragazza. E dalla metà sarebbero state poi decurtate le spese affrontate per ogni ragazza (per alimenti, farmaci e altre necessità, forniti poi durante le visite programmate per la riscossione di quanto guadagnato).
Il 60enne, terzo arrestato in Emilia-Romagna, sarebbe accusato di favoreggiamento aggravato della prostituzione. Negli ultimi anni sarebbe risultato locatario di 21 immobili nel centro-nord Italia, amministratore di due società e titolare di un’impresa nel mondo dei massaggi. L’uomo sarebbe risultato inoltre assunto in diverse società gestite da cinesi ma con retribuzioni non “consone” rispetto al costo degli affitti dei 21 appartamenti.
A supporto delle indagini, anche le dichiarazioni di alcuni clienti occasionali. Questi ultimi avrebbero contattato i numeri trovati nelle inserzioni su internet. Al termine della prestazione le giovani donne avrebbero avuto l’obbligo di chiamare i gestori per confermare il tutto e dichiarare quanto ricevuto, per poi procedere con un eventuale successivo cliente.
In base a quanto scoperto dai carabinieri, le giovani donne negli appartamenti non avrebbero avuto quasi alcuna autonomia sia per quanto riguarda il tempo che la logistica. Secondo i militari, infatti le donne “per andare a dormire e quindi non “lavorare” o per uscire per problemi di salute, per effettuare ricariche telefoniche, oppure per acquistare generi alimentari erano obbligate a chiedere l’autorizzazione”. Le donne sfruttate avrebbero inoltre lavorato per l’intero arco della giornata, fatta eccezione solamente per il periodo compreso tra l’una e le 2 di notte e le 7 della mattina successiva.
Per quanto concerne invece il denaro incassato dai gestori, quest’ultimo sarebbe stato poi inviato in Cina durante i viaggi di parenti o conoscenti. A questi ultimi sarebbero stati inoltre affidati anche gioielli e costosi Rolex acquistati con il denaro ricavato dall’attività. La parte più consistente, invece, sarebbe stata affidata a “soggetti che ne curavano di accreditarne il controvalore in Cina nella valuta locale, al netto delle commissioni”.
L’attività investigativa sarebbe durata circa 5 mesi, con un quadro (e un giro d’affari) molto più ampio rispetto a quanto tracciato. Alla luce delle scoperte fatte, e degli arresti di ieri, i tre sono stati condotti, rispettivamente, nel carcere di Pescara, Chieti e Modena.