[Cronaca]

‘Ndrangheta in Abruzzo con droga, usura ed estorsioni: numerosi arresti dei carabinieri

Una maxi operazione antimafia è stata compiuta in Abruzzo nelle prime ore della giornata di oggi, martedì 21 febbraio.
A conclusione delle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo Provinciale di Chieti, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, sono state eseguite decine ordinanze emesse dal Gip del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Garganella, il quale ha accolto le richieste del pm Antonietta Picardi.

Nello specifico, nell’operazione denominata “Design”, sono scattate le manette per 15 persone (6 in carcere e 9 ai domiciliari).
Altre 4 persone risultano al momento ricercate, mentre per 9 indagati è stato emesso il provvedimento di  obbligo di dimora o di interdizione ad esercitare attività imprenditoriali o rivestire cariche societarie.
Infine, altre 8 persone risulterebbero al momento indagate in stato di libertà.

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Secondo quanto appurato nel corso delle indagini svolte dai militari in un periodo di oltre 2 anni (dal 2014 al 2016), sul territorio abruzzese sarebbe stata allestita una organizzazione criminale del tutto simile, nel modus operandi, alla ‘ndrangheta calabrese, con i relativi esponenti principali provenienti proprio dalla Calabria e dalle famiglie della cosiddetta “Locale di Africo”.
Le persone coinvolte nella maxi operazione culminata con le ordinanze eseguite nella prima mattinata di oggi, sono accusate, a vario titolo, dei seguenti reati:

  • associazione per delinquere di stampo mafioso (con l’aggravante di essere associazione armata),
  • associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti,
  • detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti,
  • tentato omicidio,
  • detenzione illegale di armi da fuoco,
  • estorsione,
  • usura,
  • incendio di esercizio pubblico e di autovettura
  • intestazione fittizia di beni (con l’aggravante di essersi avvalsi dei metodi mafiosi)

A capo della cellula ‘ndranghetista insediatasi in Abruzzo, stando all’esito delle indagini, ci sarebbe stato S.C., 36enne di origini calabresi ma da tempo residente sulla costa chietina.
Quest’ultimo avrebbe messo in piedi un canale approvvigionamento di droga (in particolare cocaina) proveniente da altre cellule della ‘ndrangheta stanziate in Lombardia e riconducibili alle famiglie della cosiddetta “Locale di Platì”.

Gli approvvigionamenti di sostanze stupefacenti servivano poi ad alimentare il mercato e lo spaccio nelle province di Chieti e Pescara.
I soldi ricavati da quest’ultima attività, sempre stando a quanto scoperto dai militari, sarebbero stati riutilizzati per acquisite attività commerciali (in prevalenza nei settori della ristorazione e della raccolta di scommesse elettroniche).

Oltre a ciò, e per incrementare i guadagni, sarebbe stata avviata un’attività di usura ai danni di imprenditori e commercianti in difficoltà.
In cambio di piccoli prestiti di denaro, sarebbero state richieste cifre esorbitanti, e in un caso una vittima sarebbe stata costretta a pagare, per un prestito di 20mila euro, ben 40mila euro in un mese, diventati poi, nel giro di poco tempo, addirittura 220mila.

Il tutto, applicando minacce, estorsioni e altri atti intimidatori tipici mafiosi, come incendi di negozi e auto, e appropriazione di beni, come veicoli e merci, con valore di gran lunga superiore al debito.
I capitali acquisiti tramite tali attività sarebbero stati inoltre impiegati in Calabria nel commercio di autoveicoli e nella realizzazione di villaggi turistici di lusso.

Alla luce delle scoperte, oltre alle esecuzioni delle ordinanze precedentemente descritte, i carabinieri avrebbero eseguito sequestri preventivi per un valore di circa 10 milioni di euro, tra:

  • società,
  • veicoli,
  • motoveicoli,
  • attività commerciali
  • quote societarie di un complesso turistico in Calabria.

Sequestrata anche della droga, e in particolare ben 10 chilogrammi di marijuana.
L’operazione “Design” avrebbe pertanto messo in luce per la prima volta la presenza (ossia la costituzione e il conseguente radicamento, attraverso infiltrazioni nel tessuto socio-economico locale) dell’organizzazione criminale di tipo ‘ndranghetista anche nel territorio dell’Abruzzo.

PescaraPost

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