«Vogliamo lavorare, non vogliamo la cassa integrazione senza essere produttivi»: questo il grido di protesta e di disperazione levatosi da parte dei dipendenti del Mercatone Uno di Sambuceto.
I lavoratori del punto vendita sono infatti in cassa integrazione dal 15 giugno scorso, giorno in cui l’attività del Mercatone Uno sambucetese è stata di fatto sospesa. E, nella giornata di ieri, lunedì 14 settembre, hanno organizzato una manifestazione a Pescara per far sentire la propria voce. Per vedere la galleria di foto della protesta di lunedì, clicca sull’immagine qui di seguito:
La protesta, organizzata autonomamente, è stata messa in atto dai dipendenti nei pressi dell’ex Aurum, dove era in corso un appuntamento alla presenza dell’ex premier Romano Prodi, e del governatore D’Alfonso: «Ieri abbiamo organizzato una manifestazione autonoma, non gestita da alcun sindacato. Il nostro obiettivo», spiegano i lavoratori del Mercatone Uno di Sambuceto, «era quello di parlare con qualcuno a livello provinciale o regionale per capire meglio quale sarà il nostro futuro, ma purtroppo ieri non ci hanno fatto avvicinare alla struttura».
Comprendere quale sia la loro situazione e il perché della sospensione dell’attività a Sambuceto sono infatti le priorità dei dipendenti: «Noi vogliamo lavorare, non vogliamo la cassa integrazione. Non capiamo», spiega Luciana de Leonibus a nome di tutti i dipendenti del Mercatone Uno sambucetese, «perché vogliano chiudere, e per questo chiediamo che qualcuno intervenga a darci una mano a far riaprire il punto vendita».
Al momento, coe accennato, l’attività risulta “sospesa” e i lavoratori, pur percependo la cassa integrazione, vivono in un vero e proprio “limbo”, senza alcuna certezza per il proprio futuro: «Non si sa nulla, ci tengono attaccati a un filo di speranza, ma non riusciamo a capire», prosegue la dipendente, «perché siano stati riaperti solamente alcuni dei punti vendita, come a Pineto e Colonnella. Qui a Sambuceto invece tutto tace, eppure eravamo una realtà produttiva di quest’area commerciale».
L’appello dei dipendenti, quindi, è quello di tornare a essere produttivi e attivi a livello lavorativo, e non continuare in maniera “passiva” a percepire la cassa integrazione: «vorremmo sapere perché hanno chiuso il nostro punto vendita e poi capire quale sia il nostro futuro, Ci sembra stupido essere pagati per stare a casa. Chiediamo quindi di essere pagati, ma per lavorare, così siamo produttivi a tutti gli effetti. Dopo la cassa integrazione si prospetta la mobilità, ma tutto ciò non produce lavoro».