Quel che resta dell’Hotel Rigopiano di Farindola oggi, a sei mesi di distanza dalla tragedia.
Le immagini delle macerie dell’albergo travolto da una valanga il 18 gennaio 2017 restano ancora una ferita aperta per l’Abruzzo e per tutta l’Italia.
Per vedere la galleria di foto clicca sull’immagine qui di seguito:
Esattamente 6 mesi fa la slavina staccatasi dai monti che sovrastano il lussuoso hotel travolse la struttura provocando la morte di 29 persone, mentre 11 riuscirono miracolosamente a sfuggire alla furia di neve e detriti (due perché si trovavano al di fuori dell’albergo e altri nove vennero invece estratti vivi dalle macerie dai soccorritori nei giorni successivi).
Ciò che lo sguardo può vedere a Rigopiano adesso che, in piena estate, la neve si è completamente sciolta è, se possibile, ancora più drammatico.
Ben visibile, in alto, è la parte dove si è staccata la slavina, così come il “percorso” compiuto da neve e detriti, con un vero e proprio fiume di alberi disseminati per chilometri verso valle.
Un vero e proprio squarcio tra il verde della natura circostante quasi come la cicatrice di una ferita indelebile.
E ancora più drammatico è proprio il percorso della valanga che ha travolto in pieno l’Hotel Rigopiano, portando con sé morte e distruzione.
La strada che si snoda verso l’alto, e che conduce verso L’Aquila o Castelli è letteralmente “tagliata” trasversalmente dal fiume di alberi e tronchi trascinati dalla furia della natura in quel maledetto 18 gennaio.
L’area dell’albergo al momento è e resta sotto sequestro, come indicano i numerosi cartelli dei carabinieri presenti attorno alla recinzione che circonda l’intera area nella quale, fino all’inizio dell’anno, sorgeva l’Hotel Rigopiano.
Ma a dimostrazione che anche dalle più grandi tragedie può sorgere un filo di speranza, una delle scene più emotivamente simboliche presenti nella zona, viene proprio dalla natura.
Su alcuni dei tronchi degli alberi strappati via dal terreno e trascinati verso il basso dalla valanga, infatti, con l’arrivo della primavera prima e dell’estate poi, sono spuntati alcuni germogli che hanno poi dato vita a delle foglie, e questa immagine, pur in una zona dove la ferita per la tragedia che c’è stata resta ancora viva e aperta, lascia un filo di speranza e di nuova (possibile) vita.
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