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Coronavirus, kit sierologici, D’Amario: “creerebbero falsi negativi ancora più pericolosi delle strategie del contatto”

Kit sierologici per Coronavirus, le precisazioni della Regione Abruzzo, dell’assessore Verì, e del direttore generale della Direzione generale dell’Area prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Claudio D’Amario.
La Regione oggi, venerdì 27 marzo, ha diffuso una nota per specificare la situazione relativa all’uso dei kit sierologici reperibili sul mercato (per la situazione aggiornata  oggi in Abruzzo per quanto riguarda i casi di Covid 19 con numeri, dati e grafici clicca su QUESTO LINK)

Qui di seguito quanto specificato dalla Regione Abruzzo:

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I kit sierologici non sono validati “né a livello nazionale né a livello mondiale e non danno nessun tipo di certezza. Anzi, creerebbero falsi negativi ancora più pericolosi delle strategie del contatto”. Dopo l’allarme lanciato dall’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, sull’uso dei kit sierologici reperibili sul mercato, anche il direttore generale della Direzione generale dell’Area prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Claudio D’Amario, torna sul tema nel corso di una intervista alla redazione di “Sos Coronavirus”. D’Amario ha spiegato che il “falso positivo del test sierologico potrebbe creare perfino procurato allarme”, con conseguenze di tipo penale stante la obbligatorietà della denuncia per le malattie infettive. D’Amario, che sarà posto dalla Giunta regionale a capo del Dipartimento della Salute, aggiunge anche che “ci sono studi di confronto in Lombardia secondo i quali il 50 per cento dei pazienti positivi al tampone nasale sono risultati negativi al test sierologico”. D’Amario conferma che sono in corso verifiche su test, farmaci e sperimentazioni a livello nazionale dalle agenzie autorizzate, mentre si è in “attesa di un pre esame dell’Oms su 200 kit rapidi ma tutti da tampone nasale, da faringe e da saliva”. Si sta lavorando anche ad un uso di test da sangue per capire se le persone Covid positive siano in grado di sviluppare una capacità immunocompetente. “In sostanza – conclude D’Amario – si vuole capire, per il futuro, se i soggetti che hanno avuto il virus sono immunizzati o ancora suscettibile di nuovo contagio”. L’intervista integrale a Claudio D’Amario è pubblicata su Fb,Tw,Instagram e sul Portale di Regione Abruzzo.