La notte del terrore di Parigi di venerdì 13 novembre resterà sicuramente impressa in maniera indelebile nella memoria dei cittadini di tutto il mondo, e in particolare di chi l’ha praticamente vissuta quasi in prima persona.
È questo il caso di Cristian, trentenne che dalla provincia di Pescara si è trasferito da circa un anno per lavoro nella capitale francese, e abita in un appartamento a poche centinaia di metri dalla tristemente nota sala concerti Bataclan.
Qui di seguito alcune foto scattate da una sua amica al ristorante pizzeria “Casa Nostra”, uno dei locali presi di mira dagli attentatori, a circa 24 ore di distanza dai tragici episodi di violenza:
Questo è il racconto del giovane sui primi momenti dopo gli attentati, e soprattutto sul modo in cui è venuto a conoscenza di ciò che stava succedendo a pochi metri da casa sua:«Ci eravamo incontrati a casa mia per cena con alcuni amici, e di lì a poco saremmo usciti per una passeggiata. Poco dopo le 21 una delle mie amiche presenti ha iniziato a ricevere diversi messaggi nei quali le si chiedeva se “stesse bene” e se fosse “tutto ok”. Tra l’incredulità dei presenti, ci siamo subito connessi a internet e da lì abbiamo iniziato a leggere, vedere e capire cosa stesse succedendo a poca distanza da noi».
Attraverso il web Cristian e i suoi amici iniziano a rendersi conto del terrore che in quegli attimi sta invadendo l’intera città, e risulta “agghiacciante” un dettaglio nel suo racconto: «Mentre eravamo davanti al computer, da fuori sentivamo le sirene e i rumori di quello che stava avvenendo, e pochi attimi dopo quegli stessi suoni venivano trasmessi nella diretta in streaming su internet, e noi eravamo proprio lì».
La preoccupazione e la paura prendono quindi il sopravvento, e l’idea iniziale della passeggiata, viene immediatamente accantonata: «Alcune delle ragazze presenti si sono impaurite, e pertanto abbiamo chiuso le tende e serrato le porte con catenacci e chiavistelli. Praticamente la paura ha avuto il sopravvento e ci siamo barricati in casa. Non sapevamo se ci fossero altri attentatori in giro, e quindi ci siamo chiusi in casa».
Cristian decide quindi di ospitare i suoi commensali a casa per evitare che corrano rischi in strada: «A casa con me c’erano ragazzi italiani e francesi, oltre a una svedese e a un austriaco. Li ho ospitati da me per quella notte per evitare che uscissero e corressero dei rischi».
Superata la notte della paura, Cristian e i suoi amici sono quindi riusciti ad avere la forza di uscire in strada e di vedere ciò che rimaneva della notte di terrore appena trascorsa.
Ciò che colpisce maggiormente nel giovane Cristian sulla tremenda esperienza appena vissuta a pochi passi da casa, è la lucida analisi di quanto avvenuto soprattutto alla luce di quello che, per quanto difficile anche solo da immaginare, rappresenta il cosiddetto “ritorno alla normalità”: «Oggi non so se rientro a lavorare, non ho ancora saputo nulla in merito. La zona colpita è un’area centralissima della città, solitamente affollata da un sacco di gente. Non è però la prima volta che succede a Parigi quest’anno; mi trovavo già qui a gennaio quando avvenne l’assalto alla sede di Charlie Hebdo. Purtroppo non c’è scelta, si vive e basta, si deve andare avanti nonostante tutto. Come precauzione, almeno all’inizio, cercheremo di evitare questi posti di “massa”, ma allo stesso tempo dobbiamo comunque tornare alla vita “normale”. La preoccupazione riguarda il fatto che i luoghi colpiti sono normali e frequentatissimi da chiunque, ma allo stesso tempo uno non può sapere quello che succederà, quindi non ci si può barricare in casa per sempre. Personalmente mi ritengo fortunato, perché per come è avvenuto il tutto, purtroppo può capitare a chiunque di uscire in strada e trovarsi in quelle situazioni».
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